Stella Guglielmetti è la “maratoneta più giovane d’Italia”.
Quanto giovane? Ha 8 mesi.
Domenica scorsa ha tagliato il traguardo della EA7 Milano Marathon a bordo del suo passeggino, spinta da Luca, il suo papà, ASICS FrontRunner e amico di RunLovers, oltre che primo maratoneta in Italia a tagliare il traguardo spingendo un passeggino (il regolamento Fidal di norma lo vieta).
Perché lo ha fatto e come è andata, ce lo siamo fatto raccontare da lui…
Un’esperienza bellissima e durissima.
Ecco cos’è stata la mia Milano Marathon 2018.
E, dico la verità, non pensavo che l’avrei sofferta tanto.
Però ci tenevo: ho sposato insieme a Karen, la mia compagna, il progetto della Milano Marathon per sensibilizzare i neo-genitori a fare sport e per me era importante fare arrivare questo messaggio, in linea con la filosofia #IMoveMe di ASICS.
Spesso si pensa che dopo la nascita di un figlio sia impossibile continuare a fare sport e si finisce con il trascurare l’attività fisica, che invece è fondamentale per sentirsi bene e in salute.
Da quando è nata Stella io e Karen abbiamo continuato a coltivare la nostra passione per la corsa: su strada per lei, in montagna per me.
L’idea di una maratona non mi aveva mai sfiorato, non tanto per i chilometri, ho fatto diverse ultramaratone, quanto per la strada che non è il mio ambiente.
Quando è arrivata la proposta della Milano Marathon, però, ho accettato la sfida.
Karen si è organizzata per correre la staffetta con un gruppo di neo-mamme, mentre io, “armato” di un apposito passeggino messo a disposizione da Thule, ho iniziato la preparazione per la 42 km.
Ho stravolto completamente i miei allenamenti, passando dallo sterrato all’asfalto e, quel che è peggio, alla pista, che per me è una noia mortale!
Però ho avuto la possibilità di allenarmi con Stella, e qualche domenica anche con tutta la famiglia, suoceri compresi.
Per me era fondamentale correre con la bimba, prima 5, poi 10 poi 20 km: dovevo capire come avrebbe reagito. Se la corsa l’avesse in qualche modo infastidita avrei lasciato perdere. Invece ho scoperto che a “correre” si diverte un sacco! Ho corso con lei anche un paio di lunghi, al Parco di Monza, in totale sicurezza, e lei è sempre stata bravissima.
E così anche in maratona.
Siamo partiti 30’ dopo la gara, per non intralciare i partecipanti e correre in sicurezza.
Il regolamento Fidal vieta la presenza di passeggini alle maratone, e non posso che essere d’accordo, ma in questo caso è stata fatta un’eccezione, per lanciare un messaggio importante.
Il passeggino Thule è fatto apposta per correre: è in alluminio, leggero e aerodinamico, ha un freno d’emergenza, ruote molto simili a quelle delle biciclette e quella davanti è unica e fa da perno. Ciononostante, correre spingendo 16 kg, per 42 km, non è semplice: puoi sfruttare un braccio solo per volta e questo ti costringe ad una corsa innaturale.
In più per tutto il tempo ho parlato con Stella, consumando un sacco di fiato!
Per fortuna il passeggino è dotato di una finestrella trasparente nel parasole, che mi permetteva di controllare ogni istante se stava bene.
Fino al 30 km ha dormito e quando si è svegliata ha iniziato a ridere. Mi guardava dalla finestrella, io le parlavo e lei rideva. Mi sono dovuto fermare 5-6 volte, per darle l’unico ciuccio rimasto, quello legato al passeggino (altri due sono volati via, come prevedibile) , o per togliere la copertina, quando iniziava a fare caldo. Lei e le sue esigenze per me venivano prima di tutto, prima della gara, prima del contesto. La cosa più importante era che fosse tranquilla.
Certo, l’ultima sosta mi ha spezzato le gambe.
Fermarsi al 36° km significa non riuscire più a ripartire, tra gambe di marmo e crampi. Per un km ho camminato come un pinguino. Poi il tifo era tale – e lo è stato per tutta la gara – che piano piano ho ripreso a correre.
Sono arrivato al traguardo in lacrime, per l’emozione e per la fatica. Forse 42 km su asfalto per me sono davvero tanti; 42 km non spensierati, perché ero concentrato su Stella e sugli altri runner, a cui non volevo dare fastidio.
Lo rifarei? Non credo. Soprattutto non penso sarebbe giusto. Le maratone non sono fatte per i passeggini: possono esserci ostacoli, problemi, si possono rallentare gli altri, qualunque sia il loro passo. Io ero uno solo, ma se fossimo stati in 50?
Con i passeggini, però, e con i figli, si può correre: nelle gare più corte, al parco, lungo le tante piste ciclabili delle nostre città. Questo era il messaggio che volevo arrivasse.
I bambini non sono un limite per lo sport, ma un’opportunità. Sono il pretesto per continuare a correre e iniziare, magari, a farlo tutti insieme, in famiglia.