Le fitness band hanno vinto, ed è un bene per tutti

Le fitness band ci hanno fatto del bene, e in tanti l'hanno capito

Le fitness band esistono dal 2012. A Nike va dato il merito di aver introdotto la prima – introvabile in Italia – e si chiamava FuelBand. Pensando a cosa fa oggi una fitness band fa quasi sorridere che ti dicesse “solo” quante calorie avevi bruciato, che ore erano e quanti passi avevi fatto. Forse diceva anche altro ma non molto, davvero. Però sei anni in termini tecnologici sono un’era intera e oggi le fitness band fanno cose incredibili e sono strumenti completi e potenti. Sono diventate davvero quello che si sarebbe voluto fossero fin dall’inizio.
Ma non voglio parlare di quello, ma piuttosto di due cose che mi è capitato di osservare al riguardo, che sono poi collegate l’una all’altra.

Sono sempre più diffuse

Se ci fai caso, le persone che le portano sono moltissime. Anche persone che non pensi sportive e che forse non lo sono nemmeno. Anche persone vestite di tutto punto le portano. Anche quando lo stile non quaglia esattamente, non importa: la fitness band prima di tutto.
Le ho viste addosso a signore elegantissime, a uomini vestiti in abito sartoriale, a persone non esattamente in peso forma.
Per molti sono diventate l’orologio moderno. Una volta indossavano quello, ora la fitness band.
Confesso di non averlo previsto. Pensavo che molti ci si sarebbero divertiti per un po’ e poi le avrebbero trovate invadenti: sempre lì a dirti di muoverti, che non hai fatto abbastanza esercizio fisico, che devi consumare meno calorie. Delle impiccione insomma. E invece: tanti le hanno amate e continuano a usarle. Ed è un bene: non solo per chi le produce (soprattutto perché le può migliorare costantemente se capisce che il pubblico le apprezza e se ne vende tante) ma anche per noi tutti, perché fanno bene. E lo spiego al punto seguente.

Le fitness band servono

Credo che molti le usino e sempre di più le acquistino perché ne vedono i benefici. Mi spiego. Magari non hanno fatto dimagrire tutti quelli che pensavano che bastasse mettersi una cosa al polso per riuscirci, magari non hanno reso sportivi da medaglia d’oro dei divanati da competizione. Però hanno avuto un merito indubitabile: hanno dato consapevolezza alle persone dell’importanza del proprio corpo, della sua cura, di quanto sia fondamentale fare movimento.
Quanti avranno trovato scocciante che un braccialetto gli dicesse di completare il numero giornaliero di passi ma alla fine l’hanno fatto? Io credo tantissime. Perché ne hanno visto i benefici e ne hanno avuto soddisfazione. Perché essere attenti al proprio corpo e trattarlo con rispetto dà soddisfazione. Ti dà l’impressione (che poi è reale, non è solo una percezione) di aver fatto qualcosa di buono per te. E questo è impagabile.

Alla fine credo che il loro successo sia dovuto proprio a questo: funzionano per motivi forse nemmeno previsti dai produttori, tipo nello stimolare in chi le usa una certa forma di sano orgoglio e di cura di sé. Di consapevolezza. Sono un misuratore della percezione di sé: del proprio stato fisico e delle piccole sfide quotidiane che possiamo gestire. Ti propongono di fare ogni giorno qualcosa in più di ieri e sai che in fondo ce la puoi fare. E la cosa ti fa star bene.

Non occorre essere dei grandi sportivi, non serve fare la maratona in 2 ore e mezza. Conta solo amare il proprio corpo e dargli quello che vuole: del sano movimento e un po’ di salutare consapevolezza, ogni giorno. Il più a lungo possibile.

(Photo by Autumn Goodman on Unsplash)

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