Yuri Faccetti: una vita da pacer

Ci sono persone a cui correre, in qualche modo, cambia la vita oltre che renderla migliore.
Fino al 2013 Yuri era un fumatore, in sovrappeso. E correre, dice lui, gli faceva schifo. Oggi, invece…

Yuri, chi te l’ha fatto fare di iniziare a correre?

Un amico, Andrea. Fin da ragazzino ho giocato a tennis; dopo che ho smesso la mia vita è diventata abbastanza sedentaria. Avevo preso qualche chilo e, in più, fumavo.
E’ stato lui a consigliarmi di iniziare a correre, il modo migliore, diceva, per “fare fiato”, perdere in po’ di peso e tornare in forma.
Figurati, gli ho detto, io odio correre, mi fa schifo. Mi ha risposto che il segreto era alternare un minuto di corsa a uno di camminata, senza pensare di dover per forza correre chissà quanti di chilometri.

E ha funzionato?

Non subito. La prima volta che ci ho provato, ho preso la tuta più “scrausa” che avevo, le scarpe più brutte e sono uscito nel parco sotto casa. E non ce l’ho fatta. Un minuto di corsa e uno di camminata, non ci sono riuscito.
Sono tornato a casa da una parte demoralizzato ma dall’altra più agguerrito di prima, perché sono una testa dura. Mi sono detto “Non è possibile che non riesca a farlo!”. E cos’ ci ho riprovato il giorno dopo e il giorno dopo ancora e poi ancora, fino a che, finalmente, non ce l’ho fatta. E da lì in poi è andata sempre meglio.
Dopodiché ho buttato le sigarette e ho iniziato a correre davvero. Una volta, passando in centro a Milano, avevo visto la gente correre la DeeJay Ten: lì per la prima volta ho vissuto lo spirito vero della corsa, quello che ti porta a sorridere a stare bene e a stare insieme agli altri. E mi sono detto che prima o poi avrei voluto farlo anche io. Dopo tre mesi da quella prima uscita al parco, ho corso la mia prima 10 km, alla Stramilano.

E ci hai preso gusto. Così sei arrivato alla prima maratona…

Già, a Firenze, nel 2014. Ancora oggi è la maratona che ho più nel cuore, perché è stata la prima. Se appena riesco torno a correrla tutti gli anni. Certo anche New York, nel 2015, è stata un’esperienza fantastica, perché… sei a New York!

Negli ultimi 3 anni di maratona ne hai collezionate 12. Poi?

E poi ho scoperto il ruolo del pacer e ho capito che era quello che volevo fare.
La corsa mi ha dato tanto e fare da pacer mi permettere di restituire qualcosa dandolo agli altri.

Cosa ti ha dato la corsa?

Il sorriso, prima di tutto. Correre mi fa stare bene, ma soprattutto mi ha insegnato ad essere più positivo. Non ho avuto una vita semplice e il dolore lo conosco bene, ma la vita è troppo breve per non trovare il modo di sorridere ogni giorno.
Ognuno di noi ha i proprio problemi, piccoli o grandi che siano, il lavoro, lo stress, le relazioni. Prima per me era difficile esternare un disagio, un malessere: la corsa mi ha insegnato a sfogare le frustrazioni e a gestire meglio i problemi, così come i rapporti con le persone. Quando corro ho più tempo per pensare, per farmi domande e darmi delle risposte. Sono più attivo, propositivo, più aperto al cambiamento e vorrei poter contagiare con la mia positività anche gli altri.

Anche in maratona.

Già. Sono un pacer delle 4 ore. So cosa vuol dire attivare al 35 km e pensare di non averne più. E’ lì che io posso fare la differenza. So che quello che faccio può essere importante per gli altri.
Condividere la fatica, così come la gioia di un traguardo raggiunto, unisce le persone.
E con la corsa ho trovato tanti amici. Basti pensare la gruppo degli ASICS FrontRunner, d cui faccio parte.

Amici? O colleghi sportivi?

Amici, senza dubbio. Tra noi c’è un bel legame, abbiamo creato un bellissimo gruppo, affiatato e determinato.

E tu che contributo pensi di portare a questo gruppo?

Il sorriso. E’ quello che mi riesce meglio. Molti non capiscono cosa ci si possa trovare di bello nella fatica di questo sport, ma il fatto è che quando fai quello che ti piace… la fatica non la senti. Correre mi fa stare bene, mi rende felice, mi regala soddisfazioni e sensazioni indescrivibili. Se così non fosse, stare sicuri che farei qualcos’altro.

Correre con Monica, poi, è anche meglio.

Di Monica sono davvero tanto innamorato. Devo a lei la persona che sono oggi. I momenti difficili abbiamo dovuto affrontare ci hanno uniti ancora di più ed è la donna che sposerò.
Un anno fa le ho regalato il pettorale per la 10 km di Valencia, approfittando del fatto che io avrei corso la maratona. Volevo darle un obiettivo, qualunque fosse. L’ho lasciata libera di farne ciò che preferiva: correrla, camminarla o non farla proprio.
E’ così che ha iniziato a correre anche lei. Sai come si dice, “se non puoi fermarli… unisciti a loro>.
Pochi giorni fa ha fatto la sua prima mezza maratona ed è stata fantastica!

Prossimi obiettivi?

Un anno fa ne avevo tre in lista: la 100 km del Passatore, una gara di triathlon e la Utmb.
Il triathlon l’ho fatto e il Passatore è già in programma per il 2018. La Utmb? Vedremo, è una gara durissima!

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