Il Britpop verrà ricordato almeno per due motivi: perché rappresentò la risposta musicale inglese allo strapotere americano della fine degli anni ’90 (Nirvana ti dicono niente? Pearl Jam? Soungarden? Vado avanti?) e soprattutto perché la rivalità fra due dei loro gruppi più rappresentativi – vale a dire Oasis e Blur – venne cantata anche da Elio e le Storie Tese. In che chiave te lo puoi immaginare.
Però non c’è dubbio che fu un periodo estremamente eclettico e interessante dal punto di vista sonoro: non c’era solo il pop-rock degli Oasis ma anche quello più raffinato dei Blur e quello post-punk dei Suede. Oppure il rock impegnato dei Manic Street Preacher o il raffinato pop dei The Verve o dei Pulp. Ma ci furono anche tanti gruppi che ebbero meno successo commerciale ma che fecero cose egregie, come i Supergrass o i Kula Shaker.
Le botte metaforiche o annunciate che si promisero i Blur e gli Oasis nel 1995 segnarono il culmine e anche la fine di una fase musicale che si sviluppò soprattutto a Manchester e Liverpool e che produsse della musica di grandissima qualità: a volte introspettiva, a volte estremamente intellettuale, altre molto ben curata a livello del miglior pop di tradizione beatlesiana e infine altre volte molto rock e potente.
L’eredità di questa vibrante fase fu raccolta in una prima fase dai Radiohead, col successo che è universalmente noto, e dai Coldplay, degni eredi dei gruppi che seppero suonarle benissimo al grunge americano. Con più raffinatezza e intellettualismo ma sempre con della musica bellissima.