Sono passati 30 anni da quel 1987 in cui Nike presentò delle scarpe mai viste prima. Invece di mescole dai nomi impronunciabili, le Air Max usavano un elemento che tutti conosciamo per ammortizzare: l’aria. E la vedevi pure, da un oblò sul fianco dell’intersuola.
Tre decenni di innovazioni tecnologiche hanno permesso a questa capsula di aria di non essere limitata al tallone ma di espandersi a tutta la pianta del piede, permettendoti quindi di camminare e correre letteralmente su un cuscinetto di aria.
Come migliorare ancora?
Amo molto le mie Air Max Flyknit del 2014: sono coloratissime, eccessive, pazze. Però non posso dire che siano comodissime: l’intera suola è troppo rigida e dopo qualche ora le percepisci come troppo dure, al contrario di quasi tutte le altre Nike che sono fra le scarpe più comode dell’universo (parlo ovviamente di un utilizzo quotidiano, non per correrci).
Ora ho capito perché: l’unità Air estesa a tutta la pianta infatti ha costretto Nike a dare una certa “inflessibilità” all’intersuola.
Le nuove Air VaporMax ovviano a questo inconveniente: l’aria è ancora distribuita su tutta la pianta ma è imprigionata in diverse unità che lavorano indipendentemente fra di loro, non compromettendo la flessibilità della suola.
E sopra c’è montata una tomaia in Flyknit, perché leggerezza (dell’aria) chiama leggerezza: quella di uno dei tessuti più performanti e leggeri del mondo.
30 anni sono passati ma non si smette mai di migliorare.
Nike è davvero avanti in quanto a design ed innovazione …ma per il running a parer mio asics è il punto di riferimento.
Questa in particolare non sento di consigliarla per correre, anche se non l’ho provata. Diciamo che personalmente le AirMax le considero delle sneaker, anche per il costo che hanno ;)