Mattia è come tanti di noi, ama correre e in quello mette il suo entusiasmo

La passione per la corsa sa esprimersi in mille modi, alcuni eclatanti e altri meno, ma quando è autentica è sempre incontenibile.
Mattia Pirotti non ha mai fatto una maratona, ad esempio, non è un triatleta, non corre in montagna, non predilige le lunghe distanze. È, come tanti di noi, uno che ama correre e in quello che fa mette tutto il suo entusiasmo.

Mattia, com’è che sei finito nel vortice del running?

Per caso, così come è capitato a molti, credo. In quanti hanno iniziato dal “jogging”? Fino al 2011 facevo quello: uscivo di casa, in campagna, e correvo 5-6 km in tranquillità, giusto per stare in forma, e per diversi anni è andata bene così. Poi un collega mi ha invitato a correre una gara, una 5 km. Mi sono detto, perché no? E da lì è nato tutto, perché corri 5 km, ci prendi gusto e poi vuoi provare a correrne 10. E quando hai corso 10 km vuoi provare a farlo un po’ più veloce. Poi il passo successivo è la mezza maratona.

E poi la maratona!

Ecco, quella no: non mi interessa, almeno per ora. Più che le distanze mi piace la velocità, motivo per cui corro sia su strada che su pista e non, ad esempio, in montagna.
La 21 km per me è la distanza perfetta: più lunga di una 10 km ma comunque veloce.
Così negli ultimi anni mi ci sono dedicato, ne ho corse diverse, da Berlino a Rotterdam. Di solito all’estero, che vuol dire avere sempre una buona scusa per conoscere posti nuovi, per visitare città che non conosco.

La più bella?

Quella di Newcastle, la Great North Run. È incredibile: 57 mila persone da 130 Paesi diversi. Credo sia la più partecipata al mondo. Uno degli ospiti fissi è Mo Farah, per dire: chi vuole vederlo correre in genere va lì. Ha anche fatto segnare diverse vittorie a Newcastle. Il pubblico è ovunque e fa il tifo ad ogni km per tutti i runner, non solo per lui!
A ottobre però vorrei tornare a quella di Berlino, un’altra mezza maratona molto bella.

Una domanda classica ma doverosa: perché corri?

Perché mi dà la carica e allo stesso tempo mi aiuta a scaricare lo stress. Di solito corro al mattino presto oppure la sera; tra l’altro faccio un lavoro d’ufficio quindi poter correre alla fine di una giornata alla scrivania è una boccata d’ossigeno! E poi ogni giorno la corsa ti offre nuovi stimoli per migliorarti.

È per questo, secondo te, che sei stato scelto per entrare nei FrontRunner di ASICS?

Può essere. Non credevo mi avrebbero preso: ho visto la sponsorizzata su Facebook e mi sono candidato. In quel periodo stavano cambiando diverse cose nella mia vita e quindi ho voluto provare anche questa. Sapevo che ne avrebbero scelti solo 35 quindi non era scontato. Per fortuna, invece, tra questi 35 c’ero anche io!

Qualche giorno fa vi siete ritrovati a Parma, per il secondo raduno nazionale. Cosa ti sta dando questo gruppo?

Mi sta dando la possibilità di conoscere tante esperienze di corsa diverse, specialità che non conoscevo, distanze che non corro. Mi sono trovato a correre insieme al “Dio di maratona”, Stefano Baldini, un campione olimpico, non l’ultimo arrivato, eppure ho scoperto che è una persona normalissima, disponibile e alla mano, come tutti noi. Insomma, ognuno ha il suo modo di vivere questa passione, solo che la viviamo insieme. E ciascuno di noi è di stimolo agli altri.

E tu cosa vorresti dare a questo gruppo?

Il mio entusiasmo, la mia voglia di correre, che non manca mai. La condivido col gruppo e anche con chi mi conosce: ho un’anima social e ne approfitto per contagiare gli altri!

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2 COMMENTS

  1. Che meraviglia.Tutta la più intensa energia è spesa per travolgere Tutti in un unisono obiettivo: correre per goire.Da una runnet appassionata e determinata un abbraccio condiviso e sentito. Laura P.

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