Laura Papagna: minuta, tosta, giovane… soprattutto di grande talento

Laura Papagna è un po’ la mascotte degli ASICS FrontRunner italiani. Minuta ma tosta, giovane ma di grande talento. Nel panorama dell’atletica nazionale e internazionale si è già fatta notare diverse volte. E pensare che correre nemmeno le piaceva…

Laura, sei giovanissima, quanti anni hai?

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C’è chi si avvicina alla corsa ad un’età molto più avanzata. Tu invece hai iniziato che eri una ragazzina, vero?

Sì, avevo 12 anni. Ho cominciato a correre dopo aver fatto nuoto per diversi anni. Cercavo uno sport diverso ma, dico la verità, la corsa non mi piaceva affatto!

Come mai?

Perché a correre si fa fatica e io non volevo fare fatica. E poi non ero affatto competitiva, quindi non mi piaceva gareggiare. Facevo solo le gare delle scuole, perché almeno vincevo.

Poi cosa è successo?

E’ successo che il mio allenatore di allora, Sergio Lo Presti, mi ha detto che se non mi fossi impegnata non mi avrebbe più allenata e allora è scattata la molla.

La pista è diventata un po’ casa tua, giusto?

Sì, soprattutto sui 1000 e 2000. Ho iniziato ad allenarmi con più metodo e costanza e a fare qualche gara più importante. Ho partecipato ai campionati italiani nella categoria Cadette: la prima volta sono arrivata 90esima, la seconda 12esima, premiata con tanto di medaglia, poi sono arrivata quarta ai cds italiani. Insomma, l’allenamento iniziava a dare i suoi frutti e ci ho preso gusto. Da allora non ho più smesso. Corro 365 giorni all’anno.

Qual è la tua specialità?

Correre. Davvero, sembra banale ma è così. Mi piace correre in pista, su strada, amo le campestri, e ho corso un po’ su tutte le distanze.
Nel 2013, ad esempio, ho partecipato agli Europei Under 23 sia sui 10mila che di cross. A 18 anni ho iniziato ad aumentare i km e mi sono avvicinata alla mezza maratona. A Crema, l’anno scorso, ho fatto il personale sulla distanza: 1h18’44’’. Per ottobre ho in programma una 30 km; per la maratona invece c’è tempo, l’idea dei 42 km mi spaventa un po’.

Nel 2015 ti sei anche allenata con Giorgio Rondelli, un mito dell’atletica.

Sì, un grande professionista, L’unico problema è che vivendo io a Genova non poteva fare altro che seguirmi a distanza, mentre io avevo bisogno di qualcuno che fosse lì con me durante gli allenamenti, che mi seguisse da vicino, così dopo poco ho scelto di farmi seguire da un caro amico triatleta, che viene dalla scuola di Pellacchia, allievo di Gigliotti. Insomma, una garanzia.

Alle scarpe, invece, sei rimasta fedele.

Sì, ho sempre corso con ASICS. Ho provato diverse marche, dico la verità, ma sono facile agli infortuni quindi ho delle esigenze particolari e con ASICS mi sono sempre trovata bene.

Quindi quando hai visto la notizia della selezione per i FrontRunner hai pensato di candidarti.

Sì, ma senza troppe speranze. Non credevo sarei stata scelta, tant’è che stavo per partire per l’Australia e non mi sono fatta troppi problemi. Mia madre mi disse: “E se parti e poi ti chiamano?”. E io pensavo, “tanto non mi chiamano”.

Invece sei tra i 35 selezionati.

Già, ed essendo in Australia mi sono persa il primo raduno ufficiale, a Cuneo. Per fortuna al mio ritorno ne hanno organizzato un altro, a luglio, a Parma. In quell’occasione ho potuto finalmente conoscere tutti i ragazzi del gruppo.

E che impressione hai avuto?

E’ un bellissimo ambiente, un gruppo eterogeneo in cui ciascuno corre a modo suo, chi le lunghe distanze, chi i trail, chi triathlon. Impari a conoscere tante storie diverse, tanti modi diversi di vivere la stessa passione. Per me è una cosa nuova, venendo dalla pista sono abituata a confrontarmi solo con persone che hanno la mia stessa esperienza. E d’altra parte credo anche che venire dall’atletica mi permetta di dare un contributo, magari più tecnico, al gruppo dei FrontRunner.

E a chi inizia a correre “da grande” che consigli daresti?

Di andare con calma, senza strafare, cominciando poco alla volta e aggiungendo mano a mano chilometri. Così si riesce ad avere continuità. E attenzione alle scarpe, che siano di qualità. Con le articolazioni non si scherza e se non fossero adatte ginocchia e schiena ne potrebbero risentire.

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