C’è chi ascolta musica correndo e c’è chi ascolta solo il rumore dei propri passi sulla strada. Ci sono anche gare – la maggior parte ormai – dove è vietato ascoltare musica. Le prime volte i giudici dicevano che così si evitavano distrazioni e possibili incidenti, salvo poi ammettere che era vero: la musica era da considerarsi doping perché aumentava le prestazioni e quindi poneva artificialmente atleti con capacità simili su livelli diversi.
Ma è vero?
Tre diverse ricerche italiane hanno cercato di fare chiarezza, partendo da presupposti diversi. Ma procediamo con ordine e cioè: conta ascoltare musica ma conta anche quando la ascolti.
Puoi infatti ascoltare la musica prima della prestazione sportiva (e non durante quindi) e durante. È anche importante che tipo di musica ascolti e pure se è cantata o meno e se capisci le parole e quindi segui il testo cantato.
Gli effetti della musica nello sport
Due ricerche hanno evidenziato, sebbene con risultati e campioni leggermente diversi, che la musica ha indubbiamente un effetto sulle prestazioni sportive. Nessuno di noi è un interruttore che puoi accendere o spegnere e quindi a seconda del soggetto i risultati cambiano, ma potremmo riassumerli in uno spettro di “alterazioni” abbastanza definito:
- Blandi: la musica non produce aumenti sensibili di prestazioni, oppure sono molto contenuti e quasi ininfluenti
- Medi: la musica non produce aumenti delle prestazioni ma agisce a livello dell’umore
- alti: la musica ha effetti misurabili sulle prestazioni
Concentrandosi sugli effetti medi, entrambe le ricerche hanno verificato che chi ascolta musica avverte meno la fatica e percepisce lo sforzo atletico come meno deprimente in caso non sia alle altezze delle aspettative. L’ascolto della musica infatti richiede una concentrazione che distrae dalla percezione della fatica, contribuendo a rendere l’esperienza dell’allenamento più piacevole. Effetto questo che è ancora più evidente qualora si capisca il testo cantato e lo si cerca di seguire mentalmente.
Quando l’effetto “dopante” è invece evidente si osservano prestazioni migliori tra circa il 5% e il 9%, a seconda che si tratti rispettivamente di uomini e di donne.
Al ritmo del cuore
Quando corri ascoltando musica il battito cardiaco si armonizza con quello della musica. È un effetto generato automaticamente dal fatto che accompagnando un’attività ripetitiva con la musica – che è, in definitiva, un metronomo musicato – tutto il tuo corpo è portato naturalmente a cercare un accordo con quanto le orecchie ascoltano. In questo senso la musica meno performante – e mi spiace dirlo per gli amanti delle powersong rock e tirate – è l’heavy metal, mentre la più indicata sembra essere – e mi piace invece moltissimo dirlo – quella classica. Comunque la musica più adatta a lavori di tipo aerobico è quella con ritmi di circa 120 battiti al minuto.
Quindi serve sempre ascoltare musica mentre ci si allena?
No, o meglio: dipende dal tipo di allenamento che fai. L’ascolto della musica è efficace infatti solo a livelli di allenamento submassimale. Per livelli in soglia e oltre soglia lo sforzo fisico supera la percezione della musica rendendola inutile. Più ti stai sforzando insomma, meno percepisci quello che stai ascoltando, vanificandone in pratica ogni effetto.
E ascoltarla prima?
Il terzo studio invece si concentrava sulle prestazioni di due campioni di giocatori di basket: a uno veniva fatta ascoltare musica prima della partita e all’altro no. Le prestazioni di entrambi i gruppi non sono risultate diverse ma il profilo psicologico ha invece manifestato differenze: chi ascoltava musica prima di giocare percepiva meno lo sforzo ed era più concentrato ed energico in partita.
Insomma: la musica forse non ti farà sempre correre più forte (o almeno non tanto forte come vorresti) ma di certo psicologicamente ti fa solo bene. E se hai dubbi su cosa ascoltare ci sono sempre le nostre decine di playlist già fatte: per tutti e con di tutto dentro. Magari non per correre più forte, ma sicuramente col sorriso sul viso.
(Photo credits Alice Moore)