Io, Charlene e l’essere RunLovers

È una mattina decisamente fresca di metà dicembre, sono ad Olbia (nel nord-est della Sardegna) e sto correndo da un paio di minuti l’ottava edizione della Mezza Maratona cittadina. Ho il mio ormai classico completo rosso ed un cappellino da Babbo Natale che in un primo momento avevo scelto solo per goliardia, ma che è stata una scelta azzeccatissima visto il clima quasi invernale. Quella di Olbia è la gara che chiude l’anno sull’Isola, almeno per quel che riguarda la distanza della Mezza Maratona, e c’è sempre un discreto numero di partecipanti. È una gara abbastanza veloce, anche se c’è un ostacolo non da poco intorno al nono ed al diciannovesimo chilometro, quando si passa per un cavalcavia piuttosto ostico prima di tornare sul lungoporto e arrivare al traguardo. Sto correndo da un paio di minuti, dicevo, e affianco due altri corridori. Uno di loro – Giuseppe – mi riconosce (bontà sua) e iniziamo a scambiare due parole sul ritmo da tenere e su come impostare la gara. A me andrebbe benissimo finire pressappoco in un’ora e venticinque, in modo da attestarmi (soprattutto con la testa) su questo tempo e poter impostare i futuri allenamenti basandomi su questo passo. Giuseppe è alla sua quarta gara, ha ottenuto un ottimo tempo qualche settimana fa a Cagliari e decidiamo che si potrebbe provare a stare intorno a quel passo o poco più veloci, se i cambi di pendenza lo consentiranno. L’altro ragazzo che ci corre accanto sta invece facendo la gara da diecimilicinquecentocinquanta metri, ci dice che se a noi sta bene approfitterà del fatto che stiamo facendo noi il passo e che proverà poi a scattare nell’ultimo tratto. Siamo appena al terzo chilometro però, e la gara è lunghissima. Io l’ho corsa anche lo scorso anno ed all’epoca avevo registrato quello che era il mio tempo standard sulle mezze, un’ora e trenta circa, per cui scendere di cinque o sei minuti sarebbe un grande miglioramento. Il percorso si sviluppa su due giri, non è paesaggisticamente eccezionale ma è piuttosto tecnico e i cambi di direzione e le variazioni di pendenza ti permettono di restare concentrato. Intorno al quinto chilometro c’è il primo ostacolo importante, una lunga via in leggera ma costante salita che sfianca un po’ lo spirito, più che il fiato, e che termina con una curva a gomito a sinistra che dopo poche decine di metri in piano scollina e fa tornare al livello del mare fino all’inizio del nono chilometro, quando si affronta un cavalcavia che – questo sì – il fiato lo mette davvero alla prova. Ci arriviamo con una media che, in base teorica, sarebbe da record per Giuseppe e gli farebbe migliorare il personale. Ma meglio non gasarsi troppo, c’è ancora molta strada da fare e il cavalcavia ci fa faticare molto. Al termine del primo dei due giri, comunque, abbiamo il morale alto e continuiamo a chiacchierare, salutiamo il nostro compagno di corsa che prova a spingere in questi (suoi) ultimi tre o quattrocento metri finali e proseguiamo nella nostra gara. Stiamo percorrendo il tratto dove ci siamo incontrati poco dopo la partenza, e Giuseppe mi dice che forse non riuscirà a chiacchierare ancora per molto. Per me – gli dico – non c’è problema, basta che riesca a stare concentrato senza pensare troppo al tempo e alla fatica. Continuiamo a correre e manteniamo un ottimo passo, siamo ancora ampiamente sotto l’ora e venticinque. Riaffrontiamo la lunga salita, si è un po’ alzata la temperatura e ora la sentiamo decisamente più che nel giro precedente. Quest’ultimo chilometro lo facciamo quasi venti secondi più lenti, ma può starci. Beviamo al ristoro e mangiamo una caramellina alla frutta per buttare giù qualche zucchero. Finalmente ecco il tratto in discesa, riprendiamo un po’ fiato e affianchiamo un altro runner che sta rallentando. Lo incito un po’ e gli dico di venire con noi, ma ci lascia andare e rallenta ancora (al ristoro dopo il traguardo mi dirà che era completamente fuso con la testa, più che con il fisico – ogni tanto capita, ne so qualcosa). Giuseppe ed io continuiamo ad andare, ormai siamo costanti su un passo leggermente più lento rispetto a quello del primo giro, ma che ci consentirebbe comunque di stare sotto l’ora e venticinque, o comunque molto vicini. Ci scontriamo con il secondo passaggio al cavalcavia, che diventa un ostacolo tremendo da affrontare. Giuseppe è un po’ in difficoltà e mi chiedo se non abbia tirato troppo impostando il passo all’inizio, facendogli consumare più energie del necessario, provo a stargli davanti per tagliare il più possibile il vento che su questo tratto – sebbene leggero – si fa sentire e dargli un po’ di protezione. La salita del cavalcavia è lunga qualche centinaio di metri, siamo quasi a metà e l’orologio suona il diciannovesimo chilometro. Dico a Giuseppe che ormai ci siamo, sono solo due chilometri e ora ci sarà la discesa. Ci supera Livio, che ho conosciuto proprio grazie al RunLovers Club (sei iscritto, vero?) e sta andando a fare un tempone ed il suo nuovo record personale nella gara di casa e prova a darci anche lui un po’ di carica. Ormai ci siamo, manca poco più di un chilometro. Siamo in piano sull’ultimo tratto, da qui in poi è quasi rettilineo, se si esclude un piccolo zig zag in una rotatoria a meno di trecento metri dal traguardo.

Facciamo al massimo possibile quest’ultimo tratto, siamo poco sopra il tempo che avevamo pensato ad inizio gara ma non ci importa granché, ci prendiamo per mano e solleviamo le braccia in segno di vittoria, finalmente c’è anche un po’ di tifo (amici di Olbia, la Mezza Maratona deve esere una festa per tutta la città, non solo per noi che la corriamo, partecipate di più!) e tagliamo il traguardo con un sorriso a trentadue denti. Ci abbracciamo felici per averla finita insieme, ci mettono la medaglia al collo e andiamo a raggiungere altri amici già arrivati ed aspettare chi ancora deve tagliare il traguardo. S’è alzato un po’ di vento ora e si sente freddo, quindi a malincuore mi allontano dall’arrivo, torno alla macchina e mi cambio prima di andare a mangiare qualcosa. Alla Mezza Maratona di Olbia il ristoro è ricchissimo (ecco, pensateci anche solo per questo, per il prossimo anno) e tra una banana, un panino alla mortadella ed un’arancia riesco ad incontrare tanti amici e conoscerne di nuovi. Incontro Daniela e Fabrizio che in questi ultimi mesi, come ha scritto Daniela sul RunLovers Club (te l’ho già chiesto se sei iscritto, sì?) ho avuto modo di vedere più che i miei cugini, poi Carmine, Giovanni e tanti altri che (non vogliatemene) non ricordo. Ci raccontiamo la gara, immaginiamo dove potremmo migliorare la prossima volta, diamo un voto alla torta al cioccolato cercando di capire se sia o no migliore di quella alle mele. Ridiamo molto, scherziamo e ci diamo appuntamento alla prossima. Questa, lo ripeto sempre, è la parte che preferisco delle gare. Quest’anno quasi terminato mi ha dato tantissimo dal punto di vista della corsa, ho ottenuto molti risultati per me inimmaginabili, ho potuto correre la Los Angeles Marathon e migliorare il mio tempo sui quarantaduemilacentonovantacinque metri, ho avuto modo di capire un po’ di più Charlene (e grazie a lei scoprire qualcosa – molto – di più anche di me stesso) e soprattutto ho potuto conoscere nuove persone a cui piace correre. Alla fine, forse è questo quello che perseguiamo: metterci alla prova per arrivare ad un nuovo traguardo e poi, ogni volta, pensare ad un altro obiettivo da raggiungere, ad altre persone da incontrare e ad altre lacrime di gioia da far cadere. E dovunque abbia avuto l’onore di tagliare un traguardo ho incrociato altri sorrisi, ho dato e ricevuto abbracci e alcune volte ho condiviso lacrime di felicità.
Ogni volta che arrivo, ogni volta che supero la linea finale di una gara di corsa e guardo le espressioni di chi ha vinto ancora una volta la sfida col se stesso che avrebbe preferito restare a casa a dormire, capisco cosa significhi realmente essere un RunLover, o almeno cosa significhi esserlo per me. Capisco quanto sia vera, quanto senta mia, la frase che Alex Supertramp lasciò nel suo diario sul Magic Bus: “Happiness only real when shared – La felicità è vera solo se è condivisa”.

Io sono un RunLover, We are RunLovers.

PS: Dopdomani è Natale, prendila un po’ più alla leggera, rilassati, mangia quanto ti va e sii gentile. Non pensare alla dieta o alla corsa (certo, se dovessi riuscire a correre meglio eh) e goditi il tempo con le persone che ami. Sorridi e sii felice. Buon Natale.

 

[CONTINUA…]

 

(Photo credits: Paolo Errichelli)

 

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