Parmigiana, classe 1981. Ha iniziato a correre per amore, solo 4 anni fa, ma si è già tolta parecchie soddisfazioni, grazie anche a un passato da sportiva di endurance. Oggi è anche una degli ASICS FrontRunner Italia.
Lei è Elisa Adorni e ci ha raccontato la sua passione per la corsa.
Elisa Adorni, classe 1981 e sportiva praticamente da sempre.
Sì, fin da quando ero piccola. Ho iniziato da ragazzina con il nuoto poi, diventando grande, mi sono data allo sci d’alpinismo. Nel 2013 ho conosciuto Matteo: lui corre e così ho provato a seguirlo, allenandomi con il suo gruppo. Il suo allenatore, Fausto Nobili, ha capito che avevo del potenziale, evidentemente tanti anni di endurance mi avevano dato di base una buona resistenza e a correre non facevo fatica. Ha iniziato a seguirmi nella preparazione e in poco tempo ho notato i primi miglioramenti.
Il primo pettorale?
In una gara a San Polo di Torrile, poi la Medel Run, che è una gara cittadina che si corre al tramonto, qui a Parma. E poco dopo alla Cortina – Dobbiaco, con un buon quinto posto assoluto tra le donne. Non male: ero partita senza neanche sapere se ci sarei arrivata in fondo, perché non avevo mai corso 30 km! Forse anche per questo è la gara che ho più nel cuore e che rifarei sempre. A ruota, poi quell’anno, ho corso la mezza maratona all’Alpe di Siusi, dove sono arrivata terza, e quella del Lago di Resia. Insomma: un’estate col botto! Sono gare impegnative, è vero, ma la corsa di resistenza mi piace e poi sono riuscita a unire due grandi passioni, quella storica per la montagna e quella più recente per la corsa.
Meglio la corsa in strada o in montagna?
Preferisco i trail, in effetti, a cui ultimamente, dopo tante gare in strada, sto tornando con una certa frequenza. Mi piace molto la corsa di resistenza e credo che i trail siano alla mia portata: li trovo mentalmente meno faticosi delle gare su asfalto, e sicuramente più divertenti. Oggettivamente sono più faticosi, ma correre in montagna è tutta un’altra sensazione. Dopo le prime vittorie su strada li avevo un po’ abbandonati, ma ci torno molto volentieri. Non ho intenzione di abbandonare la strada, ma sicuramente l’estate è il periodo migliore per distrarsi con qualche gara alternativa in montagna.
Strada o trail, le prossime gare le affronterai da ASICS FrontRunner. Come è nata l’idea di sposare questo progetto?
Per caso. Mi è comparso l’annuncio su Facebook, giusto un paio di giorni prima che scadessero le iscrizioni. Ho mandato la mia candidatura appena in tempo. Non mi aspettavo certo di essere scelta! Però sono contenta, perché mi ha permesso di allargare un po’ i miei confini nella corsa. Sono abituata a correre a Parma, con i miei compagni di squadra: avevo voglia di confrontarmi con persone diverse e così è stato. Tra gli ASICS FrontRunner ci sono runner e trailrunner, persone che corrono le maratone sui tapis-roulant e triatleti. E’ stimolante essere in un gruppo così eterogeneo, variegato. E soprattutto affiatato: quando ci siamo trovati per il primo raduno, un paio di mesi fa a Cuneo, ci siamo trovati subito in sintonia.
Nel frattempo, tra una gara e l’altra, stai studiando per prendere la seconda laurea, in Scienze Motorie.
Sì, e anche questo mi sta facendo scoprire nuove sfumature e nuovi approcci in generale allo sport. Mi sono iscritta perché, avendo iniziato a correre, volevo capire qualcosa in più di questo sport. Ora ho finito gli esami, il prossimo sarà l’ultimo anno e in attesa della laurea sto lavorando in ospedale, così ho avuto modo di avvicinarmi alle attività riabilitative grazie ad un progetto europeo, “Sprintt” che lavora con gli anziani per la promozione della salute e la prevenzione degli infortuni tramite l’attività motoria. Ho scoperto che è un settore che mi piace molto e vorrei continuare su questa strada.
E’ questo il tuo obiettivo per il futuro?
Sì, almeno quello professionale. Sportivamente parlando, invece, ho in progetto di correre una maratona. Due anni fa stavo preparando quella di Reggio Emilia, quando mi sono fatta male: frattura del perone.
Mi ero posta un obiettivo ambizioso: chiudere la prima 42 km in 2h50’ e quello è stato il risultato. Adesso sarebbe diverso. L’unico obiettivo sarebbe correrla col sorriso, senza ambizioni di tempo o classifica. Adesso cuore e testa mi dicono questo: arrivarci in fondo senza troppi sacrifici, pensando solo a divertirmi e a stare bene. Che poi è la cosa più bella che sa darti la corsa.
Sto valutando una maratona in autunno, così ho il tempo che mi serve per aumentare i chilometri e fare qualche lungo senza carichi eccessivi. Forse la Parma Marathon o forse la Maratona di Palermo. Devo ancora decidere. Quella di Parma è “in casa”, ma a Palermo dopo il traguardo potrei tuffarmi in mare!
Nel frattempo, vista anche la tua esperienza, che consigli senti di poter dare a chi corre, magari a chi sta iniziando?
A chi inizia consiglierei di viverla con passione. La corsa deve essere un passatempo che ci fa stare bene, non un’ossessione. Consiglierei anche di non dimenticare tutti quegli esercizi complementari alla corsa, dalla propriocezione allo stretching, che spesso dimentichiamo ma che sono fondamentali per correre al meglio e, soprattutto, per prevenire gli infortuni. E poi magari di trovare un gruppo di amici con cui correre: un modo per non annoiarsi e avere lo stimolo giusto per continuare.
Ai miei colleghi runner dico di stare attenti alla dimensione competitiva che, se esagerata, porta malessere più che benessere e lo dico a me per prima. A volte andiamo alle gare solo se sappiamo di poterle vincere. Ma non ha senso. La corsa deve restare un divertimento, non un lavoro. Se no si rischia di perdere l’aspetto più bello, che è quello di stare insieme facendo quello che amiamo. La corsa non è sempre una gara.