No, non è una domanda con una risposta semplice come potrebbe sembrare. Certo, il fatto di correre ci caratterizza di per sé come runner ma non credo sia l’unica cosa che ci dà la vera dimensione del nostro correre. Esistono infatti degli elementi precisi che si uniscono al semplice movimento, elementi mentali che – come fossero abiti, spesso indelebili – ci danno una forma precisa e definita e, molto frequentemente, sono derivati dal nostro carattere.
Nella fattispecie, se una persona è invidiosa, lo sarà anche quando corre; se una persona è altruista, lo sarà anche nella corsa; se è scortese, lo sarà anche in qualità di runner. Il fatto è che queste caratteristiche escono in modo molto più evidente quando si è sotto una fonte di stress e percorrere una quantità imprecisata di chilometri lo è sicuramente.
L’occhio obiettivo
La corsa (ma anche il triathlon e lo sport in genere) sono un mezzo per migliorare come persona, oltre che nell’aspetto estetico e il fatto di mettersi alla prova continuamente ci permette un’analisi continua di come siamo e di come facciamo le cose.
Certo, quando corri non pensi a tutte queste cose: diventano uno spunto di riflessione solamente successivo, nel momento in cui guardiamo noi stessi e osserviamo il comportamento degli altri.
Proprio qui sta, secondo me, il nodo della questione: imparare dagli errori che vediamo negli altri e capire se li commettiamo anche noi. Alla fine il gioco è proprio osservarsi con un occhio obiettivo, mettendo da parte la presunzione o la proiezione di un “noi” migliore.
Ti faccio un esempio con un evento che avviene abbastanza frequentemente. A meno che tu non sia un top runner, il tempo ha valore solo per te stesso e non in funzione degli altri, ma quante volte ti è capitato di perculare giudicare qualcuno perché va piano o più scarso di te? Insomma, è una sorta di bullismo sportivo (chi lo pratica lo chiama “goliardia” ma lo fa solo per giustificarsi). Se non l’hai mai fatto, è una bella cosa. Se l’hai subìto, non ripetere gli errori che ha fatto qualcun altro.
Evidentemente chi lo fa ha degli aspetti del proprio carattere da migliorare (o magari è solo una persona sgradevole), non siamo in un mondo perfetto ma non significa che non possiamo cercare di migliorare almeno quel pezzettino di mondo che ci sta attorno. La corsa in tutto questo ci aiuta perché ci mette nelle condizioni di analizzare il nostro comportamento nella sua espressione più essenziale.
Quindi, secondo me, la domanda “Cosa ti caratterizza come runner?” ha una sola risposta: quello che mi caratterizza come persona.
Discorso complesso, quello di giudicare qualcuno, nella fattispecie chi corre più o meno veloce di te. E’ un fatto – e quindi non in discussione – che qualunque persona si conosca e/o si frequenti in ambito corsa (gara, allenamento, ecc.) viene anzitutto conosciuta ed indicata, rispettata e, certo, anche disprezzata (in senso buono, intendiamoci) per il passo che ha, per i tempi che fa; non è un “essere bulli” ma piuttosto una peculiarità dell’ambiente, si parla sempre e comunque di uno sport che vive (anche e soprattutto, checche’ se ne dica) di tempi, di risultati, di ritmo-gara, di sfide, e credo sia naturale, fisiologico direi, separare i forti dai deboli; io personalmente ammiro molto uomini e donne che mi bastonano regolarmente ma resta tutto in ambito sportivo, nella vita di tutti i giorni magari sono dei miserabili, dei perdenti, dei falliti, forse brutte persone (chiaro, sto estremizzando…) così come ridacchio alle spalle di chi mi arriva costantemente dietro ma resta tutto in gara, nella vita normale magari sono delle persone squisite, forse occupano posizioni importanti nella società, forse sono dei veri e propri esempi di come si deve vivere (continuo ad estremizzare…).
Credo sia fondamentale separare il microcosmo “running” da tutto il resto, per quel che mi riguarda è come se fosse uno sdoppiamento della personalità: non ho mai invidiato nessuno per la sua Ferrari ma spesso lo faccio per chi corre 10 km in 40 minuti, a prescindere che il Ferrarista corra la maratona in 2 ore e mezzo e il runner da 4″ al km sia un disoccupato.
Non sono molto d’accordo. Io infatti non separerei quello che tu chiami “microcosmo running” da tutto il resto perché, secondo me, proprio nella corsa – come in tutte le situazioni “estreme” – escono aspetti del nostro carattere che altrimenti potrebbero essere nascosti.
Grande Sandro sei sempre più il mio mito…corsa=divertimento. STOP.
RISPETTO RECIPROCO, CONDIVISIONE, STAR BENE INSIEME!!!!
Ma quando alla fine di una qualsiasi gara sei arrivato anche 30′ prima di me, ma comunque non sei almeno tra i primi 10, cosa cambia? Ah si forse cambia che io mi sono divertito più di te che pensi al tempo ed a criticare gli altri.
Buona giornata e grazie ancora SANDRO.
“criticare” è un termine che non ho usato nel mio post, ciò che invece ti sfugge è il senso della competitività, l’agonismo che prescinde dal tempo e dalla posizione finale, a darti retta se uno non è da “primi 10” non deve allenarsi per migliorare, per arrivare prima (anche di altri, certo), insomma deve farsi la passeggiata e ammirare il panorama. Se questa è la tua concezione della gara buon per te ma io e tantissimi altri corriamo (leggi: gareggiamo) anche e soprattutto per battere i nostri limiti e, certo, sorpassare più gente possibile e credimi, non centra niente con concetti come rispetto, condivisione (?) e lo stare bene insieme.
Oggi ho corso la Roma-Ostia e a parte i “primi 10” c’erano altre 12.000 persone che, credimi, non erano li per parlare della partita di ieri sera, volevano solo arrivare il più presto possibile, davanti a più gente possibile, ti piaccia o meno.
Buona serata.
Credo che lo spirito dell’articolo fosse NON il fatto di demonizzare chi compete per vincere (o per piazzarsi al miglior posto possibile per le sue capacità), MA piuttosto mettere l’accento sul fatto che la competitività non giustifica un atteggiamento canzonatorio o derisorio verso chi va più piano.
Anche perchè non tutti corrono per lo stesso motivo.
Io sarò stata presa in giro un milione di volote, credo, da chiunque.
Ma corro a dispetto della mia malattia, corro piano ma non mollo, e quella che agli altri può sembrare una sgambettata da principiante a me costa fatica, tanta, e ogni volta che rientro a casa penso che anche stavolta nonostante tutto ho infilato le scarpe ai piedi e sono andata a fare quello che amo.
Correvo veloce, prima, un “veloce” relativo chiaramente. E guardavo i tempi, sempre.
Ho dovuto cedere il posto ad altro e imparare a rileggere la corsa sotto un altro punto di vista, ed è stata dura cambiare prospettiva.
Niente di male, dunque, a voler fare sempre meglio, a sfidare sè stessi e gli altri, a voler primeggiare!!!
Ma ognuno ha la sua sfida, la mia ora è non mollare nonostante il dolore e nonostante ogni volta che guardi il mio Tom Tom io abbia un tuffo al cuore. Quello che forse si voleva evidenziare nell’articolo è il fatto che non si debbano giudicare gli altri, a prescindere.
Non sono il tipo che si infila in polemiche senza fine (non è un caso che non sono su nessun social) e quindi questa è una eccezione ed anche l’ultima replica; forse mi sono espresso male o forse sono stato frainteso o forse ancora entrambe le cose ma in ogni caso non ho mai mancato di rispetto a chi corre, a qualunque ritmo; la sana competizione, il genuino agonismo al quale facevo riferimento è lo stesso per cui due amici quasi vengono alle mani per una partita di briscola per poi andare a cena insieme: chi di voi non ha mai dato della pippa a qualcun altro? Io non vado forte ma neanche un po’ (semmai sia quello il piedistallo dal quale parlare) e non critico, non derido chi corre, probabilmente la parola “disprezzare”, seppure con le opportune chiarificazioni ha tratto in inganno ma ho sempre avuto rispetto per chi corre, per chi suda e in generale per chi si fa il mazzo; un po’ meno per chi fa della demagogia e della banalità più scontata il suo vessillo.
Buona corsa.
Hai fatto benissimo a esprimere la tua opinione. ??? Personalmente penso che dare “della pippa” a un amico sia un modo per ridere (poi dipende da quanta confidenza si ha) e, tra amici, ci sta eccome. Però non credo che dire che quando si corre – e nei momenti di stress in genere – esca la vera essenza del carattere delle persone sia fare demagogia o dire banalità.
Riflettevo oggi su cosa spinga le persone a sprintare per il 527º posto di categoria a una gara. Non dico sia sbagliato, non giudico queste cose. Ma ti faccio un esempio: prendiamo due runner che all’arrivo vedono il concorrente davanti a loro che vacilla, uno accelera per “sverniciarlo” prima del traguardo, l’altro gli si affianca e lo accompagna fino al “bip” del chip. Non credi che siano espressioni di carattere diverse? Carattere che esce nella corsa ma che c’è anche nella vita di tutti i giorni, magari in forma più ammorbidita.
Questo intendevo nel post qui sopra. ?
Adesso credo sia il caso di andare a correre e scherzare un po’. Che ne dici? ?
Marco, credo il discorso abbia preso una piega “sbagliata”. Io non ho detto che TU critichi o che TU deridi… era un discorso in generale, senza riferimenti a persone specifiche, dato che non ci conosciamo. Non mi sembrava di aver espresso un giudizio su nessuno e spero che tu non abbia letto la cosa in questo senso. Sul discorso di rispettare le persone……… beh, forse la tua ultima affermazione è un po’ pesante. Soprattutto perchè non credo che qui nessuno faccia “della banalità più scontata e della demagogia” il suo vessillo.
Buone corse anche a te.
P.s.: ovviamente non credo che qualcuno voglia innescare una polemica… si può anche semplicemente parlare ed esprimere ciascuno la propria opinione senza che questo faccia scaturire discussioni spiacevoli!
Parliamo una bellissima lingua ma a volte la sua complessità porta ad incomprensioni. A mio avviso molti atteggiamenti di indole negativa durante una gara (impegnativa come una 42K ad esempio) vengono ovattati anzichè messi in risalto. Nel senso che la fatica e la concentrazione su se stessi non lasciano scampo alle reazioni abituali istintive, semmai ridotte allo spirito di sopravvivenza. In questo sport non esistono scorciatoie nè trucchi (doping a parte ad alti livelli) ed è impossibile non rispettare e comprendere chi ci precede e chi ci segue perchè tutti sappiamo quanti sacrifici bisogna fare per essere lì; paganti per farsi cronometrare. Tra 12.000 persone ci saranno sempre gli idioti di rappresentanza, ma credo che il clima di solidarietà ed i valori più umani, almeno per un giorno, prevalgano nella maggior parte di noi che, nella vita comune, abbiamo tanti difetti. Buone corse a tutti!