Se stai leggendo questo articolo è perché come molti di noi ti piace documentarti su internet e trovare tutto lo scibile possibile relativo al mondo del running.
In effetti si può trovare di tutto e di più: dall’alimentazione alle tabelle di allenamento, dai percorsi nelle zone più remote del globo ai consigli sulla commistione fra vita sessuale e allenamento, ma c’è un’area impregnata di omertà e misticismo, un argomento rispetto al quale quale anche i massimi esperti e guru del settore si muovono con l’attenzione e la premura che sarebbe richiesta a un elefante in una cristalleria: la scelta della scarpa da running.
Nessuno pronuncia il verdetto finale, la sentenza definitiva, il suggerimento personale o l’opinione propria. I più arditi con eroico coraggio si rifugiano in asettiche descrizioni tecniche in stile telegrafico e degne di un’analisi del sangue.
E allora un povero runner, magari neofita, magari solitario e senza il consiglio di conoscenti e amici, ma ardimentoso di comprare le sue nuove gomme, quelle che potrebbero aiutarlo a rosicchiare un decimo di secondo ogni 10Km o che potrebbero ridurgli in maniera fisicamente impossibile il dolore alle gambe dopo un lungo di 30Km, inizia a leggere, cercare, studiare e confrontare tutti questi evanescenti articoli nella speranza di scorgere affinità o conferme che possano in qualche modo guidarlo verso una scelta.
Ma non è finita, perché poi, dopo la fase di studio teorica, inizia la parte pratica e allora si girano tutti i negozi, dalle grandi catene ai negozi specializzati in un raggio di 80km da casa; si tracciano gli andamenti dei prezzi, le promozioni e gli sconti passeggeri; si iniziano a provare milioni di modelli e brand, pure alcuni sconosciuti ai più ma nella stragrande maggioranza indipendentemente da quanti negozi provi ti trovi riproposti sempre i soliti brand e i soliti modelli.
Alla fine un po’ distrutto da questa affannosa ricerca, non si sa per quale motivo irrazionale, istintivamente vieni attratto e ti fidi di uno dei tanti venditori che hai incontrato in questa odissea, quello che ti fa provare ancora una volta 10 paia di scarpe ma che inizia a dirti dettagli che nessuno ti ha mai detto: il fastidio al malleolo, l’eccessiva costrizione alla fiocca o una pressione al tendine; e queste frasi e domande trascendenti ti fanno capire che lui è quello giusto, quello che ti guiderà verso la scelta oculata.
E poi trovi Lei, la TUA scarpa, quella che Cenerentola indossava alla fine del film, che quando la calzi il tuo piede sorride, quando esegui i primi passi ti accarezza la pianta e ti coccola la fiocca e finalmente dopo settimane capisci di aver raggiunto la meta e vorresti alzare le braccia al cielo, ma poi se sei un ingegnere, se sei un “parsimonioso” Toscano come me dici: “quanto costa? …ah ok… all’ora prendo l’altra.
Filippo Menegato
(Photo credits Gaelle Marcel)
Debbo confessare che mi ritrovo assai in questa descrizione (evidentemente l’impronta tecnica, anche da semplice perito industriale, l’è quella…).
A me la questione scarpe ha sempre ricordato le (dis)avventure di Scrat nella serie ‘L’era glaciale’… sempre alla caccia di quella maledetta ghianda e sempre alla fine con un palmo di naso!
Ma nel caso in questione, si esce a correre e il dramma svanisce… o meglio, ne cominciano altri! ?
Ottimo paragone Andrea! In effetti sembra un po’ di essere come Scrat :)
Il problema è che bisognerebbe provarne tante (senza doverle acquistare magari) per poi capire quale è la nostra scarpa ideale. Non considerando poi che una magari va bene per gli allenamenti veloci e una per i lunghi ecc. ecc. È una condanna!
All’ORA prendo l’altra? E io che pensavo che i tempi si misurassero in minuti/km… ;) ;) ;)