Si corre anche per cercare (e molti non lo trovano mai) un particolare momento. Quando non contano i tempi o gli esercizi o la tecnica.
C’è chi lo chiama stato di grazia e chi come Alessandro lo chiama “momento magico”. E tu l’hai mai provato?
Esiste un momento speciale nella corsa, un Momento con la M maiuscola, che può coronare l’esperienza, elevandola da “piacevole” a “magica”.
Non è la preparazione: perlopiù stretching e auto-convincimento mentale di stare facendo la cosa giusta – soprattutto se si è agli inizi! Non l’inizio corsa, utile per scaldare i muscoli con movimento, cominciare a cambiare l’aria nei polmoni, prendere atto della corsa, fare i calcoli mentali per capire il ritmo da tenere per rompere il fiato prima che la corsa stessa finisca. Non quando hai rotto il fiato e preso il ritmo, no, nulla di questo.
Esiste un momento, in una corsa abbastanza lunga, in cui le gambe sembrano possedere una mentalità autonoma: vanno da sole, senza comandarle, al loro ritmo. Un ritmo perfetto, in cui ti senti sicuro, la testa, cullata dal cadenzato movimento, sembra svuotarsi di ogni pensiero e preoccupazione. Le endorfine entrano in circolo, la corsa diventa estasi. La corsa diventa libertà dalla fatica, dalla propria parte razionale.
Quando corro non ho questo in mente, c’è sempre tanto da pensare lo stesso! Ma quando raggiungo questo stato senza aspettarmelo, la sorpresa e la gioia mi sopraffanno, e di nuovo mi riscopro runner felice, senza badare a record personali di velocità, o controllare il battito cardiaco per verificare di essere in soglia anaerobica o meno.
In quel magico Momento sono felice perché corro.
Alessandro Zecchin
Oh, certo che l’ho provato. Ultimamente, che sono più in forma del solito, anche spesso. L’ultima volta domenica 6 marzo, alla Maratona di Treviso. Dopo i classici 6-7 km di adattamento/riscaldamento, le gambe hanno cominciato ad andare da sole, a un ritmo del quale non le avrei immaginate capaci. Una sensazione di potenza illimitata, indescrivibile. Quando li ho superati senza sforzo alcuno, i pacer delle 3h30′ mi sembravano fermi. “Oggi – ho pensato – la chiudo in 3h20′”. Il Mu, come lo chiamo io, è durato per una quindicina di km, diciamo fino al classico 30° km. Poi sono tornato sulla terra e ho finito, come sempre, per maledire tutto il Pantheon delle divinità note e ignote. Almeno fino al traguardo, dove tutto passa e il pensiero è già alla prossima corsa.
E’ bellissimo quel momento! Come dici tu, arriva inaspettato ed è bellissimo accoglierlo e viverlo. Quando parto per una corsa non ci penso mai, e ogni volta vivo quel momento con sorpresa :)
Quando io descrivo questo momento di estasi ai miei amici che non corrono, mi prendono per pazza, ma la verità è un altra, i pazzi sono loro che non sanno cosa si prova in questo MOMENTO MAGICO:
Barbara