È una vita che corro (fuggo)

Che soglia del dolore hai? Debora ne ha una piuttosto alta, tanto da non essersi mai accorta di...

Mi scuso per il ritardo, mi accomodo porgendo la relativa documentazione. Ha un bel viso, aperto, ciò nonostante questo non pregiudica la sua professionalità. (+ 10 punti)

Snocciola immediatamente una decina di termini da prontuario medico dopo aver visionato il referto. Questo eloquio “medichese” rafforza la mia prima impressione. Si sta guadagnando la mia fiducia, passando in rassegna ogni angolazione della mia bellissima rotula su radiografia (+5 punti).

“Noto che è una sportiva, Signorina” (+7 punti, 5 per la prima esatta annotazione, 2 per l’”ina”)

Finchè…

“Ci sono anche fantasmi”

Orcatrota, come fantasmi? Nella mia gamba?….Cerco velocemente con lo sguardo sulle pareti i titoli conseguiti associandoli al nome sul cartellino attaccato al camice del Luminare. Si, Laurea/nome/targhetta, tutto coincide. Ripeto a piano “Fantasmi?”

Mi sorride divertito, “Microtraumi non recenti”.

Ahhhh torno nuovamente a rilassarmi sullo schienale della poltrona.

“La prego, si tolga i pantaloni, vediamolo”

Passo in rassegna mentalmente i miei indumenti indossati stamane dopo la doccia. Perché io non la rammentavo proprio la visita dall’ortopedico stamane, quando ho estratto dal cassetto quelle mutande a fiorellini rosa che mi piacciono tanto, tanto. Non l’ho ricordata nemmeno quando ho indossato il paio di calze gialle di lana sopra al ginocchio.

Testimonianza di come mi stia vergognando come un ladro me lo fornisce il caldo che si diffonde sul mio viso fin sopra alle orecchie.

Uh…mentre mi spoglio, mi accorgo che potrei trovare una via d’uscita…la camiciaaaaaaaaa. “cortesemente, passeggi avanti ed indietro per un paio di volte”

Ha un che di comico la sua richiesta associandola al mio stato attuale. Potrei quasi mettermi a ridere se non constatassi che la camicia non copre a sufficienza neanche nella sua massima estensione…
Al che mi arrendo di fronte all’evidenza, “Beh è un Luminare, chissà quante ne avrà viste e poi….non è un brutto vedere…” con preminenza do luogo alla sfilata.

Annuisce con fare accigliato indicandomi il lettino. Mani sapienti muovono l’articolazione “Mi dica cosa le fa male e dove” e aspetta guardandomi interrogativo, alzando, abbassando, girando, la gamba.

“Ma non le fa male?”
“No, non sento male”
“E’ impossibile, secondo il mio parere, lei lo sente il male”
“No, no, ma lei cosa intende per male?”
Ride…”Io sono sicuro che le duole, ha il crociato anteriore rotto”

La sentenza

Esco sotto le stelle, alleggerita poiché mi è stato detto che posso seguitare a correre prima dell’operazione “altrimenti il muscolo cede”
Entro in auto, sorrido dentro ad un sms, rispondo e parto.

“Già, Dottore, cosa vuole che le dica? Forse Lei, si Lei ha capito tutto di me. Perché Dottore, se fossi un nome, sarei Francesca. Anzi lo scriva l’indirizzo, discesa fra i Dannati, 2° girone. Sono la fragilità umana e la passione che vibra dentro di me e che riecheggia fino a fare esplodere le vene.

Ma se fossi un periodo, sarei il Decadentismo. Come avrà notato dalle forme non sto facendo riferimento alla parte fisica. No, no, il periodo storico; io avverto una diversità rispetto a quella fetta di società protesa verso gli interessi materiali. Per distinguermi dal triviale e dalla rozzezza interiore, alcune volte mi rinchiudo in una orgogliosa solitudine. Arrogante, sono un’arrogante. La contraddizione con il mondo circostante sfocia poi ad un abbandono delle regole. Selvaggia. Inoltre, mio Luminare dal sorriso aperto, mi risolvo in atteggiamenti da esteta, godo, godo della bellezza e dell’arte e voglio, sì voglio fare della mia stessa vita un’opera d’arte; ed è questo il vero motivo per cui (fuggo) corro. In questo contesto, Dottore, non mi è possibile lasciarmi andare al dolore. È caduco per me, ce n’è già stato, forse ho una soglia molto alta. Non c’è spazio per questo sentimento. O forse non lo voglio proprio sentire, ancora, e allora quando c’è, cosa faccio?. C’è, ma corro (fuggo), e rispondo che “no, non fa male”….Dottore.

Debora Ferrari

(Photo credits Imani Clovis)

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