Cronache di una 100km

12 ore per correre 100km. Provo a raccontarvi cosa succede in tutto quel tempo.

Premessa: ragazzi, questo pezzo è lungo, perché 12 ore e 46 minuti di gara non si potrebbero riassumere nemmeno se foste gli autori dei Bignami. Ma ci ho messo anche 1 settimana per scriverlo perché questa è roba forte da raccontare. Vi volevo solo avvisare, ecco :)

Firenze, 28 Maggio 2016.

“MA ANNE, L’HA FINITA LA CORSETTA?” 

Ore 10.00: La mia giornata e quella del mio ragazzo inizia così, con la mia futura suocera che chiede alle 10 se avessi finito di correre. “Beh dai, se funziona così”, penso, “mi va pure grassa: un viaggio nel tempo alla Interstellar di Nolan e passa la paura”

Forse c’è stato un malinteso o forse volutamente non ci siamo spiegati bene noi. Fatto sta che se nasci e cresci in una famiglia media italiana, già per il fatto che corri maratone vorrebbero diseredarti o legarti alla sedia, figuriamoci correre una 100km. Robe da clinica mentale senza passare dal via.

Ore 11.30: in un mini Market di Firenze mi schedano come la psicopatica che voleva solo carta igienica e banane. Poi ho ripiegato sulle salviette umide, ma non credo di aver lasciato un bel ricordo.

Ore 12.00: la compagnia dell’Anello si ritrova davanti alla stazione di Firenze: Pier, il mio fidato scudiero in bici, Moko, pilota, Cri, copilota e Dani, futuro marito nonchè jolly. 1 ora solo per dividere in maniera giusta i materiali. Scazzo tutto ovviamente e quello che mi servirà di immediato, tipo il gel antisfregamento, invece di lasciarlo a Pier in bici, lo lascio nella macchina che mi raggiungerà molto più tardi. Mai una gioia e cosce abrase come quelle dei capponi spennati.

Ore 13.30: scelgo il posto per far mangiare la mia compagnia: una scelta salutare chiamato “Il Cencio Unto”. Incontro Don Luca, un mitico prete di Faenza che ogni anno fa la 100km camminando e fermandosi ad ogni Madonnina votiva per pregare. Quest’anno cammina e prega seguendo l’esempio di Madre Teresa di Calcutta. Mi chiede se voglio il suo libro di preghiere (che accetto), ma preciso che non l’avrei letto mentre correvo (anche perché già pronosticavo che di corsa sia la Madonna che Madre Teresa le avrei viste comunque).

Ore 14.45: in un caldo infernale mi avvio alla partenza. Foto, fotine e con un groppo in gola grosso così, mi metto comoda tra gli altri runner. Sempre per la serie: ”Poco agitata” chiedo 5 volte a 5 persone diverse in un’area di 5 metri quadrati se la punzonatura va fatta.

Ore 15.00: si parte! Ci si avvia un po’ di passo, un po’ zompettando. Il magone non mi molla e quando vedo tra la folla le faccie di Cri, Moko e Dani, mi viene definitivamente da piangere. Ma tanto ho gli occhiali da sole, tsè.

Ore 15.05: già realizzo che è un fottuto caldo e che lo rimarrà.

Ore 15.25: ma wow, al 3,5km c’è già il ristoro! Questa sì che è organizzazione! Grande la mia gioia quando posso bere un bicchier d’acqua. Pier che mi aspettava lì, mi vede e mi perde subito dopo. Non ci ritroveremo per parecchi altri km.

Ore successive: continuo a correre. Pier mi ritrova dopo Fiesole, grazie a mia zia (in bici) che avevo beccato mentre correvo e a cui avevo chiesto di chiamare mia sorella per dire a Pier che ero davanti. Il telefono senza fili fatto in Russo in confronto è uno scherzo. Ci riusciamo e mi ri-raggiunge. Nel frattempo gli abitanti delle ville di Fiesole ci offrono l’acqua dei loro giardini per rinfrescarci. Mai stata più grata a delle persone. Ho comunque sete.

Ore 17.30: passata la prima cima di Vetta alle Croci (500m di altitudine circa) vengo avvicinata da Vincenzo Amata, runner non vedente non accompagnato. Come diamine faccia, dio solo lo sa. Il ragazzo prende curve che manco Valentino Rossi e ogni volta che lo vedo davanti a me, mi si ferma il cuore quando arriva in senso contrario una moto o una macchina. Se ci passa troppo vicino, lui smadonna in siciliano e continua a correre. Mi piace Vincenzo. Continuo ad avere sete.

Ore 18.00: sono in picchiata in discesa verso Borgo San Lorenzo. Realizzo che non ci sarò come avevo pronosticato alle 19.30, ma molto prima, tipo alle 18.30. Come sempre, i numeri non fanno per me. La sete continua ad uccidermi, nonostante beva ed integri molto.

Ore 18.15: passata Borgo San Lorenzo – sia lodato il macellaio che aveva messo fuori il vaporizzatore d’acqua, macellaio io ti adoro! – iniziamo la salita di Ronta. Per 10km ci porterà inesorabilmente in cima al Passo della Colla, a 922m. Intanto io penso che Giorgetto Calcaterra è ormai arrivato, bastardo. Vi ho già detto forse che avevo sete?

Ore 20.40: dopo vari alternamenti di passo-camminata, raggiungo finalmente la cima.Ho lo stomaco pieno d’acqua e continuo ad avere sete. Non ho crampi nè dolori, ma penso che i piedi stiano soffrendo. Decido di cambiare calzini e mettermi quelli a compressione – serie di bestemmie a seguire per infilare i calzini a compressione. La compagnia dell’anello finalmente mi ha raggiunta e ci possiamo fermare un attimo a guardarci in faccia! Io e Pier non siamo proprio 2 fiori, ma si è visto di peggio. Ed avere le faccie delle tue amiche e del tuo ragazzo che ti sorridono, non ha prezzo.

Ore 21.00: inizia la famigerata “discesa”. La sensazione è bella perchè sento che le gambe girano bene. Finalmente la civiltà, il piccolo paese di Casaglia ci accoglie in festa. Al ristoro c’è pure la pasta, che però non riesco a mangiare, dal 48km non riuscirò più a toccare cibo.

[ore indefinite]: praticamente perdo il senso del tempo. Ho la torcia in testa e corro sull’asfalto circondata dal bosco. Pier si è fermato a farsi una piada (meritatissima), quindi io continuo a correre in solitaria. Una sensazione strana ma bellissima.

Ore 22.38: passo Marradi, 65km. Realizzo che mi manca ancora poco meno di una maratona da correre e vorrei morire. Inizia quello che io chiamo “Il crisone”. Da quel punto in poi la strada scende in maniera molto dolce verso Faenza, e non c’è nemmeno più la forza di gravità della discesa a darmi una mano.

[ore indefinite]: tutti i Santi aiutano. Quando mancano circa 36km a Faenza, Dani – il mio futuro marito – decide di correre con me. Non ha mai corso più di 21km in vita sua. Credo che abbia pensato che se doveva rimanere vedovo ancora prima di sposarsi, tanto valeva morire insieme.

Ore 1.20 (della mattina): arrivo a Fognano, 84km. Sorella e cugina mi aspettano festose. Io probabilmente sono tipo uno zombie che un po’ corre e un po’ cammina con Dani di fianco. Mi rendo conto di non essere lucidissima, rispondo a tono, ma onestamente, non mi ricordo niente di quello che ho detto. Se vi ho promesso dei soldi, vaneggiavo.

Ore 2.30: 10km a Faenza. Inizio a visualizzare almeno mentalmente il traguardo. La mia testa ne beneficia ma i miei piedi si sono gonfiati come quelli di un antico romano malato di gotta. Mi chiedo che scarpe indosserò al matrimonio se mi renderò conto che tutte le unghie dei piedi mi saranno partite. Che problemi.

Ore 3.16: mancano 5km. Mi siedo su una sedia (mi sono seduta 2 volte in tutto), per allentare i lacci delle scarpe che quasi non si allacciano più. Bevo. Butto il bicchiere e con un: “Adesso basta”, inizio di nuovo a correre. Non mi chiedete cosa mi abbia spinto, so solo che ogni tanto smadonnavo. Gli ultimi 5km li ho fatti a 5’50’’, l’ultimo km ho sprintato a 4’55’’. Forse ero posseduta.

Ore 3.45: un boato mi accoglie in Piazza del Popolo a Faenza. Ma che cazz ci fa tutta ‘sta gente ancora sveglia?!? Penso che non lo so, non lo voglio sapere, ma taglio il traguardo con le braccia alzate, urlando e piangendo allo stesso  tempo (e checchè lo vediate fare nei film, non è affatto facile signori).

Ho fatto una cronaca dettagliata a discapito un po’ delle emozioni, perchè so che ci sono molte curiosità dietro a queste distanze così lunghe e impegnative, anche se gente come il fantastico Calcaterra con il suo sorriso, le rende davvero forse più facili di quanto non siano. Qualcuno mi ha detto che la 100km è una gara bellissima. Qualcuno l’ha già fatta 23 volte.

Io non so se riesco ad associare l’aggettivo “bellissima” a qualcosa che ti consuma dentro, non tanto a livello fisico, ma mentale. Non so nemmeno se la rifarei 23 volte (ma anche no). La notte tra il 28 e il 29 maggio per me non è stata bellissima. Unica sicuramente, speciale e probabilmente irripetibile – perchè questo è quello che ho elaborato per ora.

La 100km è una distanza che ti unisce, non solo con chi corre, ma con chi ti supporta. Mai come per questa corsa, ho sentito che quella medaglia appesa al mio collo, alla fine, doveva essere spezzata in tanti piccoli pezzettini e conservata da chi mi ha assistito, chi mi ha preparato, da chi ha corso con me o ha avuto anche solo un pensiero durante la notte per chi come me, illuminava con la sua torcia e il suo passo incerto la strada che collega Firenze a Faenza.

Non vi scriverò di farla o non farla, perché è una gara che richiede rispetto e con rispetto va preparata e presa la decisione di iscriversi.

Dolorosa. Ed epica. Così per me è stata questa 100 chilometri. L’epico finale di un viaggio iniziato mesi fa.

(Photo Credits Andrew Coelho)

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34 COMMENTS

  1. Mi hai fatto piangere…è stato bellissimo rivivere con te queste emozioni..che solo.la corsa…e voi amici di runlovers sapete darmi…ciao…..a presto

  2. Grazie Anne! Sono decisamente una principiante nel mondo della corsa e mi piace ascoltare o leggere i racconti di chi ha intrapreso questo fantastico viaggio prima di me… mi sono sciolta in lacrime leggendo il tuo racconto… Grazie! <3

    • Pensa Silvia che io mi intenerisco sempre un sacco quando mi legge qualcuno che ha appena iniziato! E se decidi di continuare anche dopo questo racconto, allora vuol dire che la strada per te è spianata, qualsiasi distanza tu voglia percorrere! :*

      • Grazie Anne! Per ora punto ai 21… e chissà che tra qualche anno non decida di intraprendere il viaggio dei 100… :)

  3. Hai reso benissimo l’idea e sono d’accordo quando di che non dirai di “di farla o non farla” e di avere rispetto per la distanza. Mi è piaciuto anche l’immagine della medaglia fatta in tanti piccoli pezzettini…
    Complimenti a te, e a tutti quelli che ti son stati vicini.
    Ciao
    Gas

    • ciao Gaspare, grazie! Se non avessi corso questa distanza come una squadra, ma come “una runner” non ce l’avrei mai fatta! Buone corse ;)

    • Se non l’avessi condiviso, come avrei fatto a far sapere a tutti che questa gara non l’ho corsa da sola ma con dei veri amici e con il mio vero futuro marito (si spera!)?!
      grazie a te per aver letto Maddalena!

  4. Complimenti Anne…un’impresa epica! Bravissima. Mi sono emozionata a leggere il tuo racconto. Mi unisco al Grazie per averlo condiviso.
    Emanuela

  5. sono rimasto affascinato e senza parole l’ho letto tutto d’un fiato….. sognando un giorno di poter raccontare le mie sensazioni durante questa corsa….. complimenti

  6. …Complimentoni Anne!!!…bellissimo racconto di una esperienza fantastica…che potrebbe essere unica…o promotrice di tante altre…appassionatissimo di distanze…dopo tanti anni di ciclismo, ora mezze in montagna, il prossimo anno vorrei provare una “corsa lunga”…potresti avermi convinto…se il richiamo delle montagne non sarà maggiore…buon tutto!!!…ciao ciao…(inspiegabilmente mi è venuta sete…vado a bere…)…

  7. Complimenti cara Anne! Che bello leggere della tua fantastica (o come dici epica) avventura! Quasi commovente! Dopo aver corso svariate mezze e due maratone avevo in animo di correre una Firenze-Faenza! Idea poi accantonata per problemi di salute ma non abbandonata! Spero un giorno di poter vivere le tue emozioni! Intanto auguri per il matrimonio (altro che 100 km , é una nove colli giornaliera!) e buona vita!

  8. Sai che quando ho visto le prime foto e video della partenza ti ho pensato subito??
    Ti ho incitato a distanza anche io, e chissà quanti altri! Brava, bravissima, epica direi…!
    Ancora complimenti e spero che poi tu abbia reintegrato a dovere e che le zampogne si siano ritirate… ;)

  9. semplicemente UN MITO.
    A parte che per una come me che ha come obiettivo la prima mezza pensare a 100 km è quasi un’eresia e non posso che inchinarmi;
    ma ho molto apprezzato lo stile ironico, intenso e asciutto del racconto, che finalmente toglie quell’aura seriosa e supertecnica che purtroppo contagia molti runner.
    Sei riuscita a rendere divertente, emozionante e “semplice” una corsa che dev’essere un continuo confronto con sè stessi (anche nella preparazione) ed una grandissima prova di forza e volontà.
    Grazie davvero della condivisione Anne!
    e per il matrimonio.. scarpe chiuse:)
    un caro abbraccio

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