Con cadenza random ci arrivano i dispacci dalla nostra amica Cristina Luissana. Per chi non lo sapesse lei gira il mondo (per lavoro eh). Insomma, senza neanche leggere il titolo della mail sappiamo già che di lì a poco saremo torturati dall’invidia. Ha corso nei più bei paesi dell’Africa e davanti a casa di Obama. Ma questa volta ci ha voluto far proprio crepare: Hawaii. Dobbiamo aggiungere altro?
Hawaii. Da non crederci, già. Sono talmente esotiche e immaginarie che se avessimo di fronte una mappa del mondo, non si saprebbe bene dove localizzarle. Ce le immaginiamo là, da qualche parte nel Pacifico, lontane da tutto e da tutti. Un po’ come se avessero il diritto a stare fuori dalle mappe geografiche, talmente evocano qualcosa che per l’appunto sembra non appartenere a questo mondo. Eppure anche loro hanno una latitudine e una longitudine che fa sì che siano raggiungibili in aereo. E dato che ho avuto la fortuna di metterci piede, voglio condividere cosa significhi correre in questo paradiso terrestre.
Correre alla Hawaii è qualcosa di unico. Ho spesso sentito dire che uno non corre veramente finché non prova il trail running. Alle Hawaii ho finalmente capito perché la mia adesione a quest’affermazione è sempre stata, a istinto, parziale. Il punto di forza del trail running é un’immediata connessione con la natura circostante e una sensazione di totale complementarietà tra il corpo che corre e il contorno che fa sì che il corpo corra. Alle Hawaii tutto questo si può fare ovunque, senza dover andare a cercare un sentiero in mezzo alla natura perché le Hawaii sono natura. Anche se i piedi zampettano su marciapiedi d’asfalto, la mente entra immediatamente in contatto con la natura circostante perché questa è così rigogliosa e prepotente che ci si dimentica facilmente delle strade asfaltate che scorrono accanto.
In pochi minuti si è immersi in questa sensazione avvolgente che gli abitanti del posto chiamano aloha che secondo il dizionario hawaiano-inglese significa un sacco di cose belle tutte insieme: “a sentiment of love, affection, compassion, mercy, sympathy, pity, kindness, grace, and charity”. Gli hawaiani hanno fatto tesoro di questo spirito e ci tengono a coltivare e diffondere questa sensazione in ogni cosa che fanno, corsa inclusa. Si corre in mezzo a surfisti sorridenti, a bambini scalzi, a vegetazioni lussureggianti e paesaggi mozzafiato lungo l’oceano. Si sfreccia sotto tramonti da cartolina e si passa accanto a furgoncini ricolmi di frutta e verdura, un vero paradiso per i runners! Si corre spesso, e quando due runners si incrociano tra di loro, non solo si salutano, ma si sorridono anche, sempre. Piccoli gesti quotidiani che fanno sì che ci si immerga piuttosto rapidamente in questo spirito aloha che ti invade a suon di arcobaleni giorno dopo giorno. Si ha la sensazione di essere sospesi nel presente, totalmente autorizzati a dimenticarsi del futuro e all’improvviso leggeri, talmente è facile lasciarsi scivolare addosso ansie e stress delle nostre vite quotidiane. Un monito che viene anche da tanti cartelli appesi un po’ ovunque per strada: ‘Try slow’, un invito ad un approccio diverso alla vita, senza fretta di vivere il futuro, godendosi appieno il presente. Chissà se è per questo motivo che si è deciso di mettere la linea di separazione del giorno proprio qua vicino, con le Hawaii ad essere tra gli ultimi stati a festeggiare l’arrivo del nuovo anno, come se si volesse marcare l’importanza di vivere slowly, che il nuovo arrivi quando arrivi, con calma, nel frattempo ci si concentra sul presente.
Alla fine del viaggio mi sono chiesta cosa c’è di così speciale nel correre in queste isole. Credo che altri runners mi trovino d’accordo nell’affermare che i posti diventano speciali se ci si fa qualcosa di speciale, come correre, per l’appunto. Indubbiamente però, le Hawaii hanno dalla loro il fatto di facilitare enormemente l’armonia tra la mente e il corpo che si raggiunge con la corsa. In maniera molto naturale sono perfette per fare da contorno a questo stato di benessere. Benessere che per essere raggiunto richiede sempre e solo un unico piccolo gesto: allacciarsi le scarpe e andare. Ovunque tu sia!
Cristina Lussiana
Gli altri viaggi di Cristina:
AFRICA
– Angola
– Benin
– Città del Capo
– Congo
– Lesotho
– Mali
– Madagascar
– Mozambico
– Nairobi
– Rwanda
– Senegal
– Sudafrica
AMERICA
– Guatemala
– New Orleans
– Washington
ASIA
– Bangkok
– Cambogia
– Kathmandu
– Kyoto
– Myanmar
– Tokyo
EUROPA
– Amsterdam
– Cambridge
– Ginevra
– Oslo
– Portogallo
Fantastico, grazie per il racconto di questa esperienza.
Anche i lunghi sembrano meno lunghi se li fai in un parco o in mezzo alla natura.