La risposta è ovviamente no. Però c’ha provato il 28enne kenyano Julius Njogu nell’ultima edizione della maratona di Nairobi di pochi giorni fa: si è infilato nel gruppo di testa addirittura all’ultimo km (non aveva davvero voglia di far fatica) e ha tagliato il traguardo al secondo posto. Avrà pensato “Dai, vediamo di non strafare oggi che magari mi beccano”.
Peccato che i giudici si siano un po’ insospettiti quando non trovavano risposte a due semplici domande:
1. Ma questo chi l’ha mai visto? Da dove viene fuori? Nessuno l’ha visto correre.
2. Perché non è neanche un po’ affaticato e nemmeno sudato?
Gliel’hanno chiesto dopo che aveva tagliato il traguardo e lui si è pure alterato, dicono le cronache, mostrando che le sue scarpe erano consumate e che i 42 e passa km li aveva fatti tutti. Purtroppo per lui non gli hanno creduto e ci sono andati giù pesanti: arrestato.
Julius Njogu non è il primo a commettere una scorrettezza del genere: la più celebre è sicuramente Rosie Ruiz che nel 1980 rubò la vittoria alla maratona di Boston con lo stesso trucchetto. Ma forse ancora più geniali (in senso criminale) furono i gemelli Sergio e Arnold Motsoeneng: alla Comrades Marathon del 1990 corsero una frazione della gara, ma una a testa però. Un concorrente denunciò di non ricordarsi di essere mai stato superato da Motsoeneng. I giudici di gara indagarono e grazie alle foto riprese in diversi punti del percorso si accorsero che Motsoeneng indossava prima un orologio giallo e poi uno rosa.
Davvero un piano diabolico, ma non abbastanza.
(Photo credits Xiaojun Deng)