(Ri)trovare la motivazione

Se stai leggendo ci sono buone probabilità che tu già corra da qualche mese/anno. Quindi saltiamo pure la parte sul “Corro perché bla bla”. A volta quella motivazione – quella che ti fa rispondere in maniera brillante e definitiva alla domanda insidiosa di quello che ti vuol far passare per pazzo perché semplicemente lo fai – non basta più. Non sai perché ma non hai più voglia di mettere le scarpe e uscire a correre.
Ad un certo punto capita a tutti. C’è chi ne esce prima, chi dopo. Chi molla, chi ci riprova. E tu non molli, giusto?

1. Il rito

Correre è un’attività fisica ripetitiva e quasi autistica: stesso gesto per minuti, mezzore, ore. Si ripete uguale a se stesso, sempre. Assomiglia molto a una preghiera e, come una preghiera, è una finestra temporale nella tua giornata. C’è un prima e un dopo la corsa e il tempo della corsa è un tempo diverso. Come tale fallo precedere da un rito sempre uguale: la preparazione dell’abbigliamento, la scelta delle scarpe, lo stretching. È una preghiera laica ma ti mette in una condizione mentale diversa: ora si corre, prima facevi altro, dopo farai altro ancora.

2. La comfort zone

Hai già letto mille frasi motivazionali sulla necessità di uscire dalla comfort zone, sullo spingerti oltre i limiti ecc. Tutto bello e verissimo, ma ora il tuo limite è il divano. Non passi dal divano a una 100km senza qualcosa in mezzo. Quindi il mio consiglio è di legare mentalmente l’atto del correre – che comunque la si metta è sempre faticoso – a qualcosa che ti piace fare e che puoi fare solo correndo: ascoltare musica, ascoltare podcast o un audiolibro, sentire il profumo della primavera o dell’asfalto bagnato, planare su una pozzanghera come facevi da bambino.
E ti piace tanto farle. Quindi? Sei ancora seduto sul divano?

3. Ricordati perché lo fai

Le tue motivazioni interiori possono essere forti o deboli, grandiose o più modeste. Puoi farlo per perdere peso o perché vuoi vincere la Badwater. Non importa. È la tua motivazione e non devi mai togliertela dalla testa. Quando stai per mollare ricordati perché lo stai facendo. E continua a farlo.

4. Prenditi un impegno con qualcuno

Non farlo da solo ma coinvolgi un amico o un’amica. Sentirti responsabilizzato nei suoi confronti perché hai preso un impegno è il modo migliore per non sfigurare e per costringerti a farlo. Correrai con un amico, parlerai con lui, non farai il tuo personal best (ecchissenefrega) ma il tempo passerà più veloce e ti sarai fatto due risate con qualcuno con cui stai bene (non sceglierti compagni rompipalle o impallinati che devono andare come caccia militari, non serve che lo specifichi, no?).

5. Scegli una gara da fare

Anche questo è un impegno che prendi, ma con te stesso. Ti fai una promessa: che ti preparerai per una certa gara. L’hai scelta con mesi di anticipo e sei stato così avventato da postare la foto dell’iscrizione su Twitter, Facebook, Instagram o su Runlovers Club (ti sei già iscritto vero?). Ora tutti sanno che farai quella gara. Ti tocca prepararti, eh già.

6. Ricordati sempre come stai bene dopo

Pensaci bene: la demotivazione è un sentimento che provi prima di correre. Dopo invece stai sempre maledettamente bene. Non pensare allo sforzo che ti è richiesto per stare bene, ma pensa solo a quanto stai bene. Stai sostituendo un pensiero negativo con uno positivo. Non ho voglia adesso vs. starò benissimo dopo. Facile no?

Ora hai un problema però: non hai più scuse per non uscire a correre. Basta fare la vittima: le tue scarpe vogliono farsi un giro. Non vorrai mica essere scortese con loro, no?

(photo credits David Goehring)

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