Non di solo calcio vive Milano

È indiscusso che Milano stia diventando sempre di più una città che corre, basta andare al Parco Sempione e, dall’apertura alla chiusura, troverai qualcuno che – armato di scarpe da running – si allena. E gli altri sport?

Grazie al progetto #MilanInSight (https://www.milaninsight.it/) al quale ho partecipato per fare alcuni scatti, ho avuto la possibilità di conoscere realtà sportive che hanno un sapore quasi “underground” e persone che, senza arrivare nella prima pagina dei quotidiani sportivi, rappresentano nei fatti la visione dello sport più pura e appassionata.

Alessandro Cherchi

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Nel mio limitato immaginario sulla boxe, se penso a un allenatore di boxe, mi viene in mente solamente Mickey, l’allenatore di Rocky Balboa, e invece quando entro nella palestra di Alessandro mi trovo davanti una persona pacata con gli occhi che trasudano passione per il pugilato. Viene da una famiglia che ha una grande tradizione pugilistica (il padre ha allenato 13 campioni del mondo!) e lo stesso Alessandro ha fatto i suoi incontri e pestato i piedi sul ring. Ma dopo questa parentesi di sport praticato, viene la fase della creazione di qualcosa di nuovo, di promozione dello sport. Perché quando sei appassionato l’unica cosa a cui pensi è coinvolgere sempre più persone nella tua passione.
Per questo, Alessandro ha un’idea ambiziosa: portare la boxe al teatro, dove già era presente negli anni ’50, il Teatro Principe. Questo luogo era molto famoso nella milano del dopoguerra, location di “Rocco e i suoi fratelli”, al Principe proiettavano film, facevano spettacoli di teatro e, ogni venerdì, si teneva un incontro di pugilato.
Da quando Alessandro ha riportato la boxe al Principe, tutti gli incontri hanno segnato il tutto esaurito: il migliore riconoscimento per il lavoro di un appassionato.

Stefano Bertocchi

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Dal primo istante in cui lo incontri, Stefano trasmette subito una forte sensazione di guida autorevole. Non appena inizia a parlare ti senti arrivare addosso un gigantesco amore per il rugby, trattato con la delicatezza di un papà che racconta delle avventure ai figli. Stefano è così e, se pensi che il rugby sia uno sport violento, stai sbagliando di grosso. Coach Bertocchi trasmette ai suoi giocatori la metafora del campo da rugby in analogia con la vita: le vittorie, la sconfitta, la dignità e lo spirito di squadra vanno oltre la competizione. Tutti giocano, tutti si divertono, tutti capiscono che a vincere è la squadra, nello spirito in cui devi contare sul compagno che hai al tuo fianco.
Il suo “regno” è il meraviglioso centro sportivo, in via Iseo, in cui l’Amatori Rugby Milano Junior allena sia i bimbi che – molto spesso – i loro genitori. Con la stessa passione che contraddistingue questo nobile sport.

Andrea Schilirò

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Sono di parte, lo ammetto. Conosco Andrea da molto tempo e – nonostante ci si incroci relativamente di rado – lo considero un amico. La cosa bella è che le parole che leggerai in seguito sono le stesse che usa chiunque conosca “Schily”.
Andrea è romano ma – vivendo da parecchio tempo a Milano – lo si potrebbe definire un romilanese: grandissimo ciclista, appassionato di tutti gli sport street e della cultura urbana in genere, non si ferma davanti a nulla e – anche in una città che potrebbe a prima vista sembrare poco accogliente per chi fa sport – è stato in grado di adattare Milano alla sua voglia di pedalare (o forse ha adattato la sua voglia di pedalare alla città, non lo so). È passato alla BMX alla scattofisso, tra i primi in Italia (prima che diventasse una moda), e ti posso garantire che va come un treno!
Di mestiere fa il fotografo ma, anche in questo caso, ha saputo unire il lavoro con la passione: potresti tranquillamente trovarlo mentre segue un gruppo di runner per fotografarli, correndo in bici, arrapicandosi su lampioni e semafori per cercare l’inquadratura giusta e trasmettere l’emozione dello sport come solo uno sportivo è in grado di fare.

Questi solo solamente tre, ce ne saranno sicuramente molti altri, ma la cosa bella del progetto MilanInSight è che mi ha dato modo di conoscerli, in un “trait d’union” definito dalle strade della città.

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