“Verranno giorni, là fuori, tutt’altro che semplici. Giorni in cui rimpiangerò di non essere mai stato un tipo “tra le righe”. Mi maledirò per avere permesso a certe passioni di essersi potute radicare così profondamente nella mia persona. Saranno solo attimi, poi capirò che sarò là. Ad ogni persona è stato assegnato un posto nel mondo. Il mio è un posto senza nome e senza terra in cui soffia il vento della Libertà”
Alex Bellini, Il Pacifico a remi
Definire Alex Bellini è impresa non da poco. Citando le prime righe della biografia tratta dal suo sito alexbellini.it verrebbe da scrivere che è un avventuriero, un keynote speaker e un mental coach.
Ma alla fine, anche queste sono categorie mentali, prime che linguistiche: definizioni che qualcuno ha elaborato e costruito ma che spesso sono fallaci o limitative.
Alex Bellini è tutto questo e molto altro. Certamente non è inscrivibile anche solo a una delle categorie sopra citate.
Ma, allora, chi è Alex Bellini?
È certamente un atleta, perché senza adeguata preparazione non si può fare ciò che Alex ha fatto nel corso degli ultimi 14 anni. Correre, innanzitutto: Alex lo ha fatto per oltre 5.300 km, in 70 giorni, da Los Angeles a New York attraverso gli Stati Uniti. E prima c’era stata la Maratona di NY, nel 2000 a soli 22 anni, e la Maratona des Sables, l’anno successivo: 254 km. Nel deserto.
E ancora. Remare, sempre e solo in solitaria, per complessivi 29 mila chilometri, attraversando due oceani, l’Atlantico prima (nel 2005, in 227 giorni) e il Pacifico poi, nel 2008: 294 giorni in mezzo ad una distesa di acqua.
E poi l’Alaska, nel 2002 e 2003, percorsa trainando una slitta per complessivi 2.000 km.
Ma Alex Bellini è anche un mental coach e uno speaker motivazionale. Un uomo che ha saputo trarre insegnamento dalle proprie esperienze, dalle competenze acquisite, e che ha deciso non di tenerle per sé ma di metterle a disposizione di atleti e professionisti, per migliorare le proprie performance e raggiungere i propri obiettivi. Piccoli o grandi che siano.
Ascoltare Alex è un’esperienza emotiva coinvolgente e che tutti dovrebbero provare: i racconti delle sue imprese – eccezionali imprese – perdono quella sorta di aurea tipica dei racconti mitici (e dei supereroi) e diventano storie di vita, dove ci si diverte e ci si commuove.
Racconti da cui si impara molto. Soprattutto a credere in se stessi e nelle proprie potenzialità.
E questa mi sembra una ragione decisamente valida!
Resta l’ultima definizione, quella per cui è conosciuto ed identificato.
Alex Bellini è un avventuriero
Dimentica però l’accezione “salgariana” del termine, quella definizione di “avventuriero” come di colui che va in giro per il mondo alla ricerca di fortuna, accettando i rischi del suo peregrinare e facendosi pochi scrupoli per portare a compimento l’impresa.
No, Alex è un avventuriero nella definizione originaria del termine.
Avventura come dalla locuzione latina da cui è tratta, ‘ad ventura’, qualcosa che deve ancora accadere. Avventura che equivale a decidere qualcosa che non si è mai fatto, cimentarsi con situazioni nuove e da qui trarre le risposte alle domande che tutti, ma proprio tutti, ci poniamo.
Lui esplora la natura umana per mezzo dell’avventura.
E grazie all’avventura, e a tutto ciò che essa comporta – la voglia di farcela ma anche la sconfitta, la paura dell’ignoto e la voglia di sfidarlo, e di andare oltre i propri limiti – grazie a questo Alex esplora non solo sé stesso ma tutti noi, sonda i bisogni più primitivi dell’uomo e le sue paure più ancestrali.
Esplorando se stesso, Alex ci fa conoscere molto di noi che non sappiamo, “quel molto” che risiede in ogni singola cellula del nostro corpo, e che ci fa venire i brividi quando guardiamo un tramonto di rara bellezza, quando passiamo del tempo con le persione che amiamo, quando ridiamo per una sciocchezza e non riusciamo a smettere. Quando viviamo non dando mai nulla per scontato.
C’è un pezzetto di Alex Bellini in tutti noi, e ciascuno di noi può identificarsi con lui.
In questo sta la sua unicità, e il suo potere.
“Ciò che amo di più è imbarcarmi in avventure auto-esplorative verso le regioni più remote di me stesso”
L’occasione per incontrare Alex è stata la sua presenza agli scorsi Adventure Adwards Days, il festival internazionale dell’avventura e dell’esplorazione che si svolge a Livigno e che è giunto alla terza edizione. Un happening partito come un ritrovo di amici e che anno dopo anno diventa sempre più bello, ricco, coinvolgente. Una festa fatta di sport outdoor, passione, incontri con atleti, sentieri da tracciare e canzoni da ascolatre all’alba, mentre sorge il sole.
E tante, tantissime avventure. Da vedere, ascoltare, narrare, vivere.
Alex ha ricevuto la Golden Beard 2015, prestigioso riconoscimento (quest’anno progettato dal designer giapponese Hideto Suzuki) come “Best Adventurer 2015” in “ragione della sua capacità di cogliere l’avventura della vita quotidiana e di trasformarla in un racconto coinvolgente e di ispirazione per tutti”.
Con le montagne alpine a far da sfondo – cime che Alex conosce bene perché nato ad Aprica (SO) – lo incontro per quella che, almeno negli intenti, vuole essere un’intervista sulle sue avventure passate e sui suoi progetti futuri, a cominciare da ADRIFT, il suo ultimo progetto: documentare l’intero arco di vita di un iceberg vivendoci sopra, grazie a una speciale capsula posizionata sulla superficie dell’iceberg: obiettivo di ADRIFT è documentare, giorno dopo giorno, lo stato di scioglimento del ghiaccio e renderci consapevoli che il riscaldamento globale è un problema reale e tangibile.
Intervista, dicevo. Ne è uscita una chiaccherata di due ore davanti a un caffè, con le nostre bambine intente a giocare insieme, i cani a farci compagnia, qualche goccia di pioggia.
Una chiaccherata fatta di episodi del passato, reminescenze dell’infanzia, considerazioni sulle passione comuni (le moto offroad degli anni Settanta) e qualche dichiarazione di quelle che non ti aspetti, almeno non da uno che ha corso per 70 giorni consecutivi da una costa all’altra degli States.
“Io ho sempre odiato la corsa… e poi, diciamolo, la corsa fa male alle articolazioni. Ma correre era funzionale a quello che volevo fare e continua a rappresentare uno strumento utile per capire il mio corpo” esordisce Alex, e mentre lo fa i suoi profondi occhi blu sembrano quasi perdersi nei ricordi delle tante ore passate a macinare chilometri.
Due ore trascorse veloci come le nuvole che ci passavano sopra la testa, con poche domande (io) e tante risposte (lui). Non un’intervista ma una lezione. Di vita.
E quando, nei giorni successivi, ho ripensato alla nostra conversazione ho capito quale era la risposta alla mia domanda: chi è Alex Bellini?
Alex Bellini è tutto quello di cui sopra, e non solo.
È un sognatore gentile.
Bibliografia di Alex Bellini
Mi chiamavano montanaro, Il primo italiano che ha attraversato l’Atlantico a remi – Longanesi, 2007
Il Pacifico a remi, I miei trecento giorni da solo sull’oceano – Longanesi, 2010