Nella foto qui sopra vedi Wilson Kipsang che – insieme a Mary Keitany – ha segnato il podio tutto d'”oro keniano” degli atleti adidas alla NYC Marathon. Ormai è un dato di fatto che gli atleti dell’Africa centro-orientale regnano incontrastati nelle lunghe distanze. Ma dove sta il loro segreto?
Certamente la loro struttura ectomorfa (ossia con arti lunghi, struttura esile e bassa percentuale di grasso corporeo) li mette già nella condizione di avere un vantaggio su chi invece ha strutture più importanti – ricordiamo che i muscoli sono, sì, potenza ma anche pesano molto – se ci aggiungiamo anche uno stile di corsa praticamente perfetto (guarda Kipsang all’arrivo della NYC Marathon contro Desisa) abbiamo già di per sé il mix ideale.
Come non bastassero questi elementi, bisogna anche aggiungere il fattore sociale infatti, in Kenya, la corsa è un “mezzo di trasporto” a tutti gli effetti – con conseguente pratica quotidiana – e che, come noi abbiamo il calcio che appassiona e genera i sogni di tutti i bambini, lì c’è la corsa – e per averne una riprova ti consiglio di guardare il meraviglioso documentario Town of Runners.
Ma non è finita. Un altro elemento chiave che li differenzia da tutti gli altri è l’alimentazione. È stato notato che praticamente tutti gli atleti keniani mantengono le loro abitudini alimentari anche se non vivono in Africa.
Mangiano cibi non trasformati e tutti a chilometro-zero
Magari dipenderà anche dalla bassa diffusione delle catene di grande distribuzione ma i keniani mangiano poco cibo trasformato e preferiscono prepararselo partendo da ingredienti di base che possono trovare anche nel loro orto. Nella tipica tavola del runner keniano potrai quindi trovare ugali (una specie di polenta con farina di mais), verze, fagioli in umido e chapati (una specie di piadina), tutto preparato in casa.
E la carne? E i dolci? E la pasta?
Gli atleti mangiano carne (o pesce) al massimo 3 o 4 volte alla settimana. In fondo nella moderazione sta la chiave dell’equilibrio, no?! Moderazione che non vale però quando si parla di dolci: sostituiti totalmente dalla frutta.
Per quanto riguarda gli amidi, invece, quelli non mancano mai. Ugali, riso, patate e pasta sono immancabilmente presenti nella tavola del keniano, a rotazione ovviamente; non è che li mangiano tutti insieme.
Dulcis in fundo: l’allenamento a stomaco vuoto
“Don’t try this at home”, comparirebbe questa scritta se fossimo in TV ma si addice anche a questa regola. Gli atleti keniani infatti fanno 2 o 3 allenamenti al giorno; il primo, quello mattutino, viene svolto a stomaco vuoto per abituare l’organismo anche alle condizioni di basso glicogeno – tipiche degli ultimi chilometri di gara. Ma è bene ricordare che loro sono atleti, seguiti costantemente da staff tecnico e medico, noi invece siamo soltanto delle persone comuni che praticano questo sport meraviglioso.
Ma – a parte questo – credo possiamo imparare molto da questo stile alimentare, adattandolo alle nostre abitudini e possibilità.
Ora vado a mangiare, ci vediamo a Rio2016! ;)