Ci siamo lasciati settimana scorsa con un minimimini Bignami sullo Zucchero, che introduceva per certi versi il macroscopico argomento dei Carboidrati, e ci ritroviamo oggi qui tutti riuniti per un miniminimini Bignami sul Latte che allo stesso modo ci instrada verso l’altro capitolone che è quello dei Lipidi, ovvero dei Grassi (regia può far partire una musica del terrore a caso in sottofondo? Grazie). Urge fare giusto una piccolissima premessa perché è sempre importante essere onesti. Sì lo so che lo ripeto ogni volta ma evviva il cielo non mi si legge sempre (bisogna preservare la propria stabilità psicologica del resto): su RunLovers si chiacchiera tra amici senza far parte di nessuna fazione estremista. Tra chi scrive qui ci sono carnivori convinti, vegani e vegetariani. Chi non berrebbe mai un bicchiere di latte vaccino e chi la mattina inzuppa il cornetto nel cappuccino caldo caldo. Alla stessa tavola senza giudicare chi o cosa ognuno immetta nel proprio corpo. Ci sono runner “forti” carnivori ma anche no e sono dati di fatto incontestabili. Gli allarmismi come l’estremismo sono evidenti sintomi di ignoranza e bigottismo. L’argomento “tumore al seno e alla prostata” legato al consumo del latte, giusto per citarne uno, non verrà sfiorato nemmeno di striscio. Chi è quindi interessato ad approfondire la questione e voglia trovare risposte ha sicuramente altri mezzi per farlo (conscio del fatto che non si troverà mai davanti l’oracolo della Sfinge e riceverà indovinelli complicati da cui ricevere risposta certa): riviste mediche, consulti e una quantità infinita di libri al riguardo. Non sarà quindi un inneggiare al latte descrivendolo come un alimento vitale che da che mondo è mondo serve ai cuccioli di ogni specie di mammifero per crescere, né tanto meno una demonizzazione morbosa che fa del latte la causa di tutti i mali. Frasi agghiaccianti del tipo “nessun mammifero a parte noi beve il latte dopo la crescita” saranno omesse. Lo giuro sul pezzo di tofu che sto inzuppando nel latte di kamut! La predica è finita andiamo in pace.
Bene? Si comincia.
Grassi brutti, cattivi e antipatici
I Lipidi sono semplici e complessi. I semplici sono i gliceridi e gli steridi mentre i complessi sono i fosfolipidi, cerebrosidi e gangliosidi. Tra i gliceridi ci sono i monogliceridi, digliceridi e trigliceridi e i trigliceridi possono essere omogenei o misti. Bene. Ci è servito a qualcosa? No. Solo a confondermi/ci per quanto mi riguarda (nel caso si volesse capirne l’interezza con opportuno approfondimento, certamente sì). Molto sinteticamente quello che occorre davvero capire è quali siano quelli che comunemente vengono definiti grassi buoni e cattivi (quanto è difficile andare al supermercato Signoramia!). Andando per gradi però c’è da dire che nel gergo comune si distinguono facilmente in saturi e insaturi. Gli insaturi hanno uno o più doppi legami di carbonio che possono rompersi e legare altri atomi di idrogeno, mentre i saturi hanno legami semplici e non doppi e non possono aggiungere altri atomi di idrogeno (perché come dice la parola stessa sono appunto saturi. Un trucchetto per ricordarsene. Bello, no?). I grassi saturi sono solidi a temperatura ambiente e fondono se sottoposti a riscaldamento (più diffusi tra quelli di origine animale e meno digeribili) mentre quelli insaturi sono liquidi a temperatura ambiente (e più diffusi tra quelli di origine vegetale e più digeribili). Per dare più consistenza a certi grassi insaturi è stato creato un processo (idrogenazione) per cui si rompe artificialmente un doppio legame e si aggiunge idrogeno. In questo modo si innalza il punto di fusione e il grasso appare di una consistenza maggiore. Nella preparazione della margarina e di alcuni oli come girasole e mais viene effettuata una parziale idrogenazione (ci sto arrivando a dire quello che voglio dire, eh) e questo fa sì che si crei un grasso trans-insaturo. Cosa significa? Raffinazione. Il processo di raffinazione degli oli a causa di alte temperature introduce una percentuale di grassi trans -non naturali- che sono dannosi in quanto alzano i livelli di colesterolo LDL e diminuiscono quelli di HDL aumentando i rischi cardiovascolari. Senza contare che aumentano i livelli di insulina in risposta al carico glicemico e interferiscono in molti contesti nella complicatissima, ma affascinante, sacra macchina di cui dobbiamo prenderci cura amandola: il nostro corpo.
“Sì ok, chiacchierona, ma quali sono quelli che fanno male, saturi o insaturi che mi confondo sempre?” Saturi. Amen.
E nel latte che grassi ci sono?
Nel latte sono presenti i grassi saturi. Abbondano i grassi saturi nei latticini e quindi burro e formaggio ma anche carne, lardo e strutto. Nessuna mortificazione ma come sempre occorre moderazione, soprattutto in virtù del fatto che i grassi trovandosi in ogni dove devono essere dapprima riconosciuti e poi introdotti in maniera equilibrata nella dieta di ogni giorno. Il fabbisogno giornaliero di lipidi è mediamente del 20-30% delle calorie totali introdotte, calcolo che -non ci stancheremo mai di dirlo- è soggettivo e va effettuato secondo la propria età-peso-altezza e sforzo fisico lavorativo e sportivo. I grassi non hanno solo controindicazioni, anzi sono necessari e vitali per un corretto funzionamento del nostro corpo e quindi occorre ricordare che favoriscono la crescita, facilitano la sintesi dell’emoglobina, riducono il colesterolo LDL e producono energia tanto quanto i carboidrati. Senza i grassi insomma non si va da nessuna parte. Sono del resto la nostra riserva maggiore, no? (basta non farne una dispensa grande come un corridoio del centro commerciale, santocielo!)
Ma il latte fa male o no?
No. E non sei una cattiva mamma o un papà spietato se al mattino dai un bicchiere di latte a tuo figlio prima di andare a scuola. Chi te lo fa credere dovrebbe andare in analisi velocemente. Se oltre a quel bicchiere di latte però poi gli dai del pane confezionato con la sottiletta e salumi per spuntino. A pranzo pur di farlo mangiare gli propini tortellini con panna e wurstel. Di pomeriggio merenda confezionata che contiene burro e panino con crema al cioccolato spalmabile e la sera hamburger con mozzarella e patatine, beh (e vale anche per te, chiaramente). Vieni qui che ti do un ceffone! (Ah. No. Scusa. Sto fingendo di non essere estremista) Un bicchiere di latte non ha mai ucciso nessuno (tranne me che sono intollerante come mia mamma e tutta la settima generazione manco avessimo del Dna nipponico) ma essendo comunque non propriamente facile da digerire -che questo mi sia concesso- la necessità di berlo ogni giorno, perché senza quello la crescita viene compromessa beh no. Calma e inspiriamo. Le alternative ci sono e “grazie” al propagarsi di intolleranze (e psicosi collettive condite da disinformazione che principalmente pullulano sul web) e alla cresciuta attenzione nei confronti dell’alimentazione sono talmente tante che non ci si può che perdere nella vastità.
Le alternative
Il latte di soia è orrendo, lo so (caldo meno, però). Inutile raccontarsela ma quello di riso, cocco, orzo, avena, kamut, mandorla non zuccherato lo hai provato? La controindicazione è il prezzo e lo capisco. Non tutte le tasche possono permettersi alimenti “particolari” ed è sacrosanto ribadirlo. C’è chi vorrebbe introdurre nella propria dieta determinate alternative ma spesso viene, ahimè, scoraggiato dal fattore economico e di questo bisognerebbe tener conto eccome. Una spesa consapevole ed equilibrata è davvero difficile da fare ma forse togliere qualche “schifezzuola” e “capriccio” in surplus e prediligere la salute investendo su quella un pensiero tanto sbagliato non è. Si può poi pensare pure di autoprodurselo (lo so che stai facendo pernacchie allo schermo. Me le merito) perché fare il latte di riso o mandorla, a dirla tutta, non è tanto complicato. Per quello di riso ad esempio bastano 80 grammi di riso ad alto contenuto di amido e dell’acqua (eventualmente dolcificante a piacere). Presto sul canale youtube di RunLovers lo prepareremo in pochi minuti per dimostrare l’effettiva facilità. Il latte di orzo è ricco di ferro e potassio e ha un medio contenuto proteico. Digeribilissimo, è ideale anche per i bambini per la presenza di vitamine fondamentali. L’abitudine di tenere un latte diverso in casa fa sì che i bimbi possano rapportarsi correttamente anche con questo tipo di alternative salutari. Il latte di mandorla è ricco di acidi grassi polinsaturi, antiossidanti e calcio. Ha meno proteine come il riso ma è sicuramente più gradevole della soia. L’apporto calorico è tra le diverse tipologie sicuramente il più alto ma si entra sempre nella sfera del consumo equilibrato.
Tutte le diverse tipologie di latte vegetale si prestano poi benissimo anche alla preparazione di dolcetti o qualsivoglia elaborazione culinaria. Non bisogna dimenticare infatti che a parte il bicchiere di latte al mattino, questo si trova in moltissimi prodotti che giornalmente vengono ingeriti. Ricordi la ciambella del Runner a merenda? Con un latte vegetale viene buonissima e leggera.
Ma un Runner deve bere o no il Latte?
Un po’ come chiedere “ma un runner deve mangiare o no caramelle?”.
Certo che sì. Deve berlo basandosi sul fattore personale di digeribilità. Con moderazione e alternando prodotti ormai facilmente reperibili in commercio e cercando di non fermarsi al primo ostacolo. Magari il latte di soia non fa per te ma potrebbe essere quello di kamut, o altro, la soluzione. C’è anche quello di mais, per dire. I derivati del latte poi, come i formaggi -in particolar modo gli stagionati- e il parmigiano reggiano, sono perfetti come fonte di proteine e grassi. Prima di una corsa –leggiucchiando nel Club, tra chiacchiere e per esperienze vicine e lontane- non è che venga proprio in mente a tutti bersi un bel cappuccino quindi si ribadirebbero inutili ovvietà. Un runner poco esperto però, che magari si sta cimentando proprio adesso e che ha sempre retto benissimo il consumo di latte nella prima colazione, potrebbe avere qualche problema durante l’attività ed è quindi un bene evitarlo o quanto meno testarlo, che non si sa mai (del resto scrive una che digerisce meglio la roba cruda che cotta. Sono un alieno, sì).
Niente di nuovo è stato detto, come nel caso dello zucchero del resto. Il messaggio veramente importante -che è poi quello che si tenta di ribadire ogni volta- è sempre lo stesso. Non c’è mai una categorizzazione precisa. Non si tira mai una linea per scrivere a destra e sinistra “Giusto e Sbagliato” ma occorre semplicemente curiosità, costanza, attenzione, informazione e poi rielaborazione dei dati pervenuti. Ognuno con il proprio corpo e sentire -unito poi a convinzioni anche etiche per carità- trarrà le opportune deduzioni riuscendo a trovare equilibrio nel consumo. Il messaggio -come la vogliamo girare e rigirare- è che un Runner in quanto sportivo non dovrebbe soltanto attenersi a chilometri e tempi ma anche e soprattutto alla qualità della benzina che adopera per fare questo percorso. Per migliorare nella prestazione ma soprattutto per poter vivere -e di conseguenza correre- più a lungo e lontano da malattie.
C’è forse qualcosa più importante della salute? Ovvietà? No.
Buone corse e cappuccini Runners! (pure cappuccini di soia, suvvia)