Riceviamo la mail di Rosy e la pubblichiamo così com’è. Un’ode al running, il suo punto di vista, che fotografa perfettamente il momento in cui ci si innamora della corsa. (Noi abbiamo aggiunto solamente il titolo)
E niente. Ho il cuore gonfio di gratitudine e mi va di condividerlo – ma probabilmente non vale la pena postarlo, e non mi andava nemmeno di pubblicarlo proprio in bacheca col mio nome e cognome … (Sono strana lo so)
Sono in trasferta in Svezia, e stasera dopo il lavoro sono uscita per una corsa. Quanto mi sono sentita viva! L’aria fredda sulla faccia, un posto nuovo da esplorare, la musica a 1000 decibel sparata nelle orecchie. Lontana da pensieri, incombenze quotidiane, convenevoli con alcuni colleghi. Insomma, che sensazione magnifica, grande e intensa di libertà ho provato: è come se dentro di me si fosse sbloccato qualcosa, anche nel mio rapporto con la corsa.
Sono una che fino all’anno scorso diceva «odio correre e non correrò mai». E invece mi ci sono messa, a correre, piano, a modo mio, senza “le istruzioni”, senza forse troppa convinzione, l’unico mio motore era il fatto che è uno sport che riesco a praticare in qualunque momento della giornata, senza troppi impegni fissi, da qualsiasi parte mi trovi, e giusto per non fare una vita troppo sedentaria.
Eppperò…
Però però però io sono una capatosta, una competitiva che all’inizio si è accontentata di arrivare a correre 30 minuti di fila, poi 5 km, poi 10, ora sto preparando la mia prima mezza maratona ma con la testa sogno già i 42 (il mio corpo intanto si affaccia per mandarmi a quel paese!). Comunque stasera c’era qualcosa di diverso, come se si fosse sbloccato qualcosa, sia a livello fisico che mentale.
A livello fisico, l’articolazione dell’anca si è come sciolta, sbloccata, non mi sembravo manco io, le gambe mi andavano da sole, ho persino fatto un giro al di sotto dei 5 (pura fantascienza per me di solito) e ho smesso a 12 km solo perché avevo un impegno per cena, sennò “ne avevo ancora nelle gambe”… Ma soprattutto nella testa, una leggerezza che mi ha perfino fatto correre in salita (ma quando mai?). Ma soprattutto – io penso – ne avevo ancora nel cuore.
Mai, come stasera, il mio hashtag su facebook è vero, mai come (da) stasera, #iloverunning!
E chi se ne frega del passo, del ritmo, della gara, chi se ne frega se sono lenta, non ho nemmeno guardato il Garmin per un secondo, ho solo ascoltato e sentito il mio cuore, la mia mente ed il mio corpo: una perfetta macchina funzionante in armonia – questo mi rende profondamente grata perché ho potuto assaporare questa sensazione, profondamente grata per averla sentita e vissuta, anche la stanchezza è una benedizione, e posso avvertirla.
Grazie, profondamente grazie, running.
(Credits immagine principale: ©iStock.com/william87)