Periodicamente ci giungono i dispacci di Cristina. Cristina ci scrive da tutti i luoghi in cui viaggia, e lei viaggia molto, moltissimo. L’ultimo era da Nairobi. Questa volta invece è finita in Madagascar. Noi ovviamente la invidiamo moltissimo. Ma le vogliamo un sacco di bene. Siamo (run)lovers, no?
Mi sembra di sentire la voce di mia nonna da qualche parte dietro la testa: “Ma ti sembra il caso?”.
Sono in piedi in pigiama davanti alla finestra di una stanza d’albergo all’ottavo piano. Il paesaggio che si prospetta davanti a me e mia nonna versione immaginaria non é tra i più invitanti. Cielo grigissimo, nuvole dense e basse, strade allagate, venticello e pioggia insistente. Ovvio, è la stagione delle piogge qua in Madagascar, cosa potevo aspettarmi?
Do ascolto a mia nonna e me ne torno a letto, delusa. Espiro e giro ancora una volta la testa verso la finestra… al diavolo! Scaccio via le coperte con un calcio e balzo giù dal letto. Top, maglietta, pantaloncini, calze e scarpe. In meno di 5 minuti sono per strada, prendo un taxi e mi faccio lasciare allo stadio.
La pista d’atletica é completamente allagata, impercorribile, a meno che non si disponga di un canotto. Non mi do per vinta, faccio il giro dello stadio ed eccoli lì, 200 metri di asfalto liscio, appena al di sotto degli spalti, privi di grandi pozze d’acqua, che daranno un senso alla mia temerietà mattutina.
Osservo il cielo: con un po’ di fortuna questa pioggia insistente smette e riesco a correre con un po’ di sole. Inizio… dopo i primi giri la sensazione ridicola di assomigliare ad un criceto che corre dentro ad una ruota se ne va, e mi concentro sempre di più sulla respirazione e sul rumore delle scarpe sull’asfalto bagnato. I km passano e la pioggia aumenta; i pantaloncini assomigliano a calze collant, la maglia é un tutt’uno col top, entrambi fradici, e ad ogni passo sento l’acqua strizzarsi sotto i piedi, le calze e le scarpe sono completamente bagnate. Di tanto in tanto devo asciugarmi gli occhi perriuscire a vedere dove vado. Un dubbio mi attanaglia: sarà che il mio Garmin é resistente all’acqua?!
Pare di sì: bi-bip! 10! 10km! Mi fermo, cerco riparo sotto gli spalti per riprendere fiato e mi dirigo verso l’uscita. La pioggia continua insistente, ma ormai, fradicia come sono, fa poca differenza.
Mi rendo conto che vista da fuori la scena deve aver del surreale. Cerco di non dar peso agli sguardi interrogatori e divertiti dei passanti, ma d’altronde han ragione loro: non ci sono molte donne in tenuta da corsa alle 7 del mattino che vagano in cerca di un taxi per strade allagate sotto una pioggia battente. Ad Antananarivo, per di più! Ma che ci posso fare? A me sembrava proprio il caso di uscire e farmi una corsetta! Forse, se riuscissi a trasmettere lo stato di benessere psico-fisico che provo mentre corro (e per di piú amplificato dalla pioggia), smetterebbero di pensare che sono completamente fuori di testa. Già… ma come?
(Cristina Lussiana)
Gli altri viaggi di Cristina:
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Bravissima. Così si fa! Posso solo invidiarti perché corri ovunque.
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