Il termine vegano fa rizzare capelli, peli sulla schiena, sulle braccia, varie ed eventuali e non in ultimo provoca emicrania, distaccamento delle sinapsi e attacchi di ansia e ira. Seguo un’alimentazione vegetariana (con orientamento vegan per via della mia intolleranza al lattosio. Che è una vera intolleranza e non di tendenza modaiola che fa figo dirlo. Una disgrazia, insomma) da ormai quindici anni e una total vegan da quattro. Vengo in pace e sono tua amica, lo giuro. Cucino la carne e pesce nel rispetto di chi amo. Non faccio prediche e ben poco mi interessa spiegare i miei motivi e scelte. Mi siedo al ristorante. Ordino un’insalata, alla peggio, e non tengo comizi (quando torno a casa però mi sparo in vena un panetto di tofu e otto chili di patate, sia chiaro). A dirla tutta, in molte circostanze, mi sono trovata paradossalmente schierata dalla parte di amici con una bistecca nel piatto. Borderline? No. Purtroppo i miei genitori hanno insistito tanto con il buon senso e il rispetto per gli altri inculcandomelo come nella Terapia Ludovico di Arancia Meccanica, giusto per non esagerare.
Estranea, per farla breve, quindi a tutto l’accanimento-estremismo-disinformazione-ignoranza-bigottismo mi limito a guardare cosa c’è nel mio piatto (e al massimo di chi amo perché è bello anche infastidire con sarcasmo, no?) e mai in quello degli altri. Doverosa premessa perché non sono una fan sfegatata dei dolci vegani. Non voglio neanche farli passare per migliori, più gustosi, super yummy, iper gnammy, strabelli e coniare questi superlativi ggiUovani che mi mandano in iperventilazione. Ho pur sempre un’età, santapizzetta! Fare passare una sacher vegana come nettamente più gustosa mi pare un insulto bello e buono alla sacra arte della pasticceria. Ernst Knam, che amo, giusto per citarne uno nonostante faccia dolci vegani (e pure buonissimi) verrebbe -giustamente- qui a sbattermi la frusta da pasticcere sulle nocche. Per inciso, me le spezzerei da sola chiedendo perdono.
Quello però che i dolci vegani possono rappresentare -in una dieta completa e variegata con carne, pesce e latticini- è un momento di dolcezza senza abusare di grassi animali, zuccheri e prodotti raffinati in genere. Perché se qualche volta se ne fa a meno, si può sopravvivere. Fa esperienza, no? Il primo mito da sfatare è che i dolci vegani siano super-light, iper-leggeri se non addirittura dimagranti! (ci sono giorni in cui sbatto la testa sulla scrivania talmente forte, dopo aver letto alcune cose, che rimango tanto intontita da desiderare di vedere le repliche di Uomini e Donne). I dolci vegani non sono affatto leggeri, nella stragrande maggioranza dei casi. Questo perché deve pur star in piedi un impasto senza burro e uova, no? Molte volte, come nelle preparazioni raw, quindi ci si va giù di brutto con dosi massicce di olio (soprattutto di cocco) e quintalate di zuccheri alternativi che sì d’accordo non sono raffinati ma fanno schizzare la glicemia. Per non parlare delle tonnellate di datteri che danno consistenza. Glicemia, insomma: come quella di Homer Simpson dopo dieci donuts? Ecco, sì. Un po’ di più forse. Nell’ovvietà talvolta -per non dire stupefacentemente molte volte- sta la verità: moderazione. Alla fine occorre sempre quella, come in tutto. I dolci vegani -cosa che molti dimenticano ahimé- sono anche un modo per preparare diverse leccornie a chi non l’ha scelto eticamente o per motivi che non bisogna neanche analizzare ma semplicemente perché ha intolleranze. In questo trascorso decennio stiamo assistendo -oltre ad un avanzare incalzante di vegetariani e vegani, che manco fossimo alla dodicesima stagione di The Walking VeganMan- infatti a centinaia di sviluppi di intolleranze alimentari che sono legate solo ed esclusivamente ad un’inarrestabile catena di cattiva alimentazione degli ultimi trent’anni, se non più. Non è tutto da attribuire all’alimentazione ci mancherebbe. Ma poco ci manca.
Oggi propongo dei biscottini deliziosi per colazione, merenda o spuntino che non hanno lo zucchero bianco sostituito dallo sciroppo d’acero e che sono composti principalmente da fiocchi di Avena e Anacardi. Ci eravamo lasciati del resto con l’importanza della Frutta secca, no? La farina si poteva anche eliminare ma per principio l’ho lasciata, oh. Anticonformismo mode on. Il risultato è un biscotto che rimane pur sempre un biscotto e che no: non è dimagrante (regia può fare partire un “ooohhhhhhh”? grazie!). Un semplice biscotto però che non ha burro e latticini, è perfetto per l’inzuppo, è ricco di anacardi che come abbiamo già ribadito fa parte di quella fascia di superfood che ogni Runner dovrebbe mangiare per le incredibili proprietà e benefici. E non in ultimo non contenendo latticini hanno una maggiore digeribilità. Che non ci vogliamo trovare con spasmi durante la corsa dopo averne mangiati un bel po’ (NON TUTTI! Lo sto dicendo a me, sia chiaro). Si conservano benissimo a patto che non prendano umidità, quindi una scatola di latta sarà perfetta. Una base, per altro, che può essere preparata in decine di versioni. Dall’aggiunta di cioccolato fondente sino ad arrivare alla frutta essiccata. Delizioso l’abbinamento Avena e Mirtilli essiccati (anche i Mirtilli non dovrebbero mai mancare nella dieta di un Runner a dirla tutta); anzi per par condicio sai che facciamo Adorabile RunLovers? Ti lascio pure quella di Avena e Mirtilli burrorissima, che mi pare giusto. Così ci stringiamo la mano per ricordarci che no. A tavola non esistono fazioni, ragioni e deliri di onnipotenza. Ma solo buon senso, moderazione e amore per se stessi.
Biscotti con Anacardi e Avena senza Burro
- 110 grammi di fiocchi di Avena
- 160 grammi di Anacardi
- 130 grammi di farina
- 130 grammi di sciroppo d’acero
- 90 ml di olio di girasole
- 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
- mix di spezie (una punta di cucchiaino per tipo dosando quelle che piacciono di più): cannella, zenzero, noce moscata, chiodi di garofano in polvere
- 1 pizzico di sale
- a piacere un cucchiaino e mezzo di semi di lino (facoltativo)
(buonissimi anche con gocce di cioccolato fondente)
Trita finemente gli anacardi con l’avena aiutandoti con un frullatore. Setaccia la farina insieme al lievito e le spezie e aggiungi l’avena e gli anacardi. Aggiungi poi lo sciroppo, l’olio e i semi di lino se hai scelto di adoperarli (oppure le gocce di cioccolato fondente o pezzotti tritati finemente). Lavora per bene l’impasto dopo averlo mescolato e poi forma una palla. Avvolgi in pellicola trasparente e lascia riposare in frigo per almeno 20 minuti. Trascorso il tempo tira fuori dal frigo forma delle palline e schiaccia un po’. Disponi su una teglia e lascia un po’ di spazio tra un biscotto e l’altro. Cuoci a 180 preriscaldato per 10-12 minuti. Dipende dallo spessore e dalla grandezza dei tuoi biscotti. Una volta dorati tirali fuori e lasciali raffreddare (si induriranno).
Biscotti con Avena e Mirtilli (con il burro)
- 170 grammi di burro
- 170 grammi di farina OO
- 150 grammi di fiocchi di avena
- 180 grammi di zucchero muscovado
- 130 grammi di frutta secca (mirtilli, albicocche, fichi, mele, pesche. Rigorosamente tagliate a pezzetti microscopici)
- 1 uovo
- vaniglia fresca o cannella
- 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
- 1 pizzico di sale
Lavora tutti gli ingredienti senza un ordine preciso premurandoti di usare il burro a temperatura ambiente, come fosse una pomata. Fai riposare la pasta avvolta in pellicola per 20 minuti in frigo. Tira fuori trascorso il tempo e procedi alla realizzazione dei biscotti. Dei dischetti non troppo alti saranno perfetti. Inforna a 180 per 10-15 minuti. Per la versione al cioccolato aggiungi 100-150 grammi di cioccolato fondente tritato (puoi lasciare mirtilli o toglierli) finissimamente e 20-30 grammi di cacao se ami il gusto del cioccolato ancor più forte.
Oh. Esistono i vegani simpatici e non estremisti *disse fischiettando in preda ad un preoccupante autoelogio celebrativo.
Il lunedì mattina è difficile per tutti. Soprattutto se non hai zuccheri raffinati in circolo, diciamolo. E smettila di mangiare carne per più di due volte a settimana!
(lo vedi? Non esistono i vegani simpatici e non estremisti, uff)