Un motivo diverso
Si dice sempre “Corro per superare i miei limiti, corro contro me stesso”. Invece ieri a Verona e in contemporanea in altre 33 città nel mondo in migliaia abbiamo corso la Wings For Life World Run per chi non può farlo: una corsa a scopo benefico per raccogliere fondi per la cura delle lesioni del midollo spinale.
Per la prima volta non correvamo contro noi stessi e non ci incitavamo pensando o dicendoci “Dai, ancora!” ma pensando “Io posso farlo. C’è chi non può: fallo per lui, per lei, per loro. Poche balle: corri!”.
Come mettersi le ali
Il perché del nome è presto spiegato: l’idea e il patrocinio della Fondazione Wings For Life è di Red Bull il cui motto è, come noto… che ti mette le ali, appunto.
Ma Red Bull è anche giustamente famosa per le imprese pazze ed estreme che sponsorizza (lanci da 10.000 metri, tuffi da scogliere alte decine di metri, corse su pendenze allucinanti) e quindi non poteva certo smentirsi anche in questo caso: questa non era una run da 10k, o una mezza o una maratona. Era una run in contemporanea in 34 città del mondo (che quindi si correva a fusorari diversi – chi al mattino, chi alla sera) e soprattutto non competitiva come potresti aspettarti.
Sfida uomo-macchina
La Wings For Life è una corsa che dura tanto quanto riesci a farla durare. O meglio: tu parti e dopo mezz’ora parte una “catcher car” che procede al massimo a 20 km/h. Più forte corri, più tardi ti fai raggiungere e quindi eliminare (quando vieni superato il lettore installato sulla catcher car legge il tuo chip e ti squalifica). Se corri a 6 min/km in poche parole attorno all’11° km ti sei fatto beccare.
Ora, dando per scontato che è POCO INTERESSANTE sapere in quanto si è fatto beccare il sottoscritto (in ogni caso il tempo ufficiale è consultabile. Presso uno studio notarile di Zurigo. Ma ci vuole la delega di un legale kazako che vive a Tokyo. Auguri) direi che è molto più interessante sapere per quanti chilometri Giorgio Calcaterra è riuscito a sfuggire all’inseguimento: ben 73 km e dopo quasi 5 ore, tanto da fargli vincere la tappa italiana ma non quella mondiale, vinta in Austria dall’etiope Lemawork Ketama, che ha corso per 78,57 km. E la donna più veloce? La norvegese Elise Molvik che ha vinto in casa percorrendo 54,79 km.
Conta il chilometro in più
Simbolicamente ogni km in più fatto ha avuto ancora più valore perché era dedicato a chi non poteva correrlo. Quindi è stato bello in maniera speciale: speciale per il tipo di corsa e speciale per il motivo.
Come avere le ali.
tre commenti:
1 73 km sono tanta roba: chapeau!
2 peccato che la piu’ vicina a me fosse cmq lontana :(
3 l’ultima foto la migliore ;) :D
4…(lo so avevo scritto 3) complimenti a te ;)
Senza dubbi la 3) Grazie!
Mi sono fermato ai 14 km e qualche metro … ma che felicità!!! Sono veramente contento di me stesso e di quei cento metri in più corsi per chi non può!