Quando ho iniziato a correre non ero mica sicuro mi sarebbe piaciuto.
Gli amici ciclisti l’han preso come un tradimento. Quando vedevano le tracce del mio Garmin disegnare anelli concentrici del diametro di qualche chilometro anziché di centinaia, mi dicevano: “chissà che noia! molla quella roba lì, torna in sella, torna in te!”.
E io niente. Non ne volevo mica sapere di tornare in me.
Tutt’altro: andavo avanti. A suon di ripetute, medi progressivi, lunghi lenti, persino lunghissimi alla Tergat. Cose da pazzi.
L’immagine del tradimento
La sera quando vedevo le mie specialissime in carbonio in cantina, mi sentivo come un marito che ha tradito la moglie. Non riuscivo a guardarle negli occhi. Mi si stringeva il cuore.
Eran tutti certi: ce lo siamo giocato. Ha appeso le pedivelle al chiodo. Definitivamente.
E invece… invece si sbagliavano: tra pochissimo sarò nuovamente con loro, pronto a pestare sui pedali più forte che mai. La bicicletta non l’ho mica abbandonata. Cosa credevate? Anzi.
Prima però, dovevo fare qualcosa di importante.
Tra una manciata di giorni mi aspetta una maratona. La mia “prima” maratona. Quella di Milano.
E perché questa stramba idea di correre, e per giunta 42 chilometri, quando io il “mio” sport ce l’avevo già?
La risposta è semplice.
Perché ho visto quelle facce.
Quelle dei corridori stravolti alla Milano Marathon di un anno fa.
Mi è bastato un attimo, mentre li ho visti passare sotto casa, per capire che quella faccia la volevo anche io. Ero in trance.
Così ho iniziato a correre. A ottobre, appena finita la stagione della bici.
Ho corso giorno dopo giorno sempre di più.
All’inizio ero timido, incerto, mi sembrava di muovermi su un campo da gioco non mio. Sbagliavo molte cose. Altre le azzeccavo.
Poi via via ho acquistato fiducia, determinazione, sicurezza. E i lavori sono diventati via via sempre più precisi, utili, proficui.
Ho corso in pista, al parco, a 2000 metri di quota e al livello del mare, ho partecipato alla mia prima mezza e poi alla seconda, poi ho fatto i miei primi trenta e infine, udite udite, settimana scorsa, addirittura i 36.
E ogni volta tornavo a casa felice. Quasi avessi pedalato.
Posso spiegarti tutto
Mi sono accorto che non stavo tradendo proprio nessuno.
Anzi, la mia amante era sempre la stessa. Lei.
La fatica. Aveva solo cambiato pettinatura.
Correndo avevo scoperto un altro sport bellissimo. Uno sport, certo diverso dalla bici, ma con le sue regole i suoi rituali e i suoi intensi perché.
”Datevi un obiettivo e preparatelo” in fondo è l’unica massima che mi aiuta a sentirmi meglio. Perché tradirla ora?
Giacomo Pellizzari (@ciclopericoloso)
(Image: Cattura di Cristo di Michelangelo Merisi da Caravaggio)
Io ero uno di quelli… con la faccia stravolta ed era la mia prima, e per ora, unica maratona.
Hai ragione, conosco la bici e la fatica, e ogni volta si torna a casa contenti.
In bocca al lupo per questa prova :o)
È esattamente ciò che (timidamente) sto vivendo io in questo periodo… Sono ancora nella fase “tanto è solo un momento” ma sono consapevole di essere sull’orlo del baratro… La mia specialissima mi guarda con la coda dell’occhio mentre apro la porta e vado via con le mie Vomero ai piedi (non sono pazzo!).