Stamattina ho fatto un po’ di fatica per alzarmi dal letto, indossare tuta, scarpe e cardio ed uscire a correre. Negli ultimi giorni mi sono un po’ impigrita, dipenderà dall’effetto della primavera (aprile, dolce dormire….) o dal fatto che sto sui libri fino a tardi. Ma sono uscita lo stesso, e mi sono successe due piccole cose straordinarie.
Il solo fatto di uscire 20 minuti dopo mi ha regalato una sorpresa: l’argine era deserto, non c’erano i soliti ciclisti sfegatati che non conoscono la funzione del campanello né i cani che puntualmente mi si scapicollano dietro – penseranno che sto scappando, motivo sufficiente per lanciarsi all’inseguimento, o saranno appassionati di running pure loro?? – insomma, ero completamente sola.
Correre con il tepore del sole sulla pelle, sentire qualche goccia di sudore più del solito, lo starnazzare delle papere, i conigli che saltellano nell’erba poco lontano, le montagne in lontananza con le cime ancora candide …. ti chiederai dov’è questo posto idilliaco: Trento, Lungadige, una bellissima pista in asfalto di 5 chilometri vicino al fiume.
La pace che trasmette questo posto è uno dei motivi per cui ho iniziato da circa un anno ad uscire all’alba, quasi tutte le mattine a qualsiasi temperatura, per fare una bella camminata, che recentemente si è trasformata in corsa (sì, sono stata un po’ pazza ad iscrivermi alla We Own The Night, considerando che ancora non corro tutti e 10 i chilometri!).
Mentre correvo, mi è successa la seconda cosa straordinaria. Ero oltre metà percorso e stavo già correndo con la mente a tutte le cose che avrei dovuto fare al ritorno a casa quando ho visto in lontananza una signora di una certa età in abbigliamento tecnico che correva. Quando l’ho affiancata si è aperta in un grande sorriso e mi ha detto: “Superami, bella, tu che hai ancora gamba! E ricordati di sorridere, che è più facile!”
Credetemi, aveva ragione.