Ciao a tutti, mi chiamo Martina e corro. A suon di Rock. Fino a poco tempo fa mai avrei pensato di ritrovarmi davanti ad un foglio bianco (seppur virtuale) a raccontare la mia esperienza da pseudo-runner. Sì, proprio pseudo-runner. Perché, se devo essere del tutto sincera, stento ancora a vedermi nei panni di runner-da-combattimento. Anche se questo non vuol dire che quando vedo una start-line scappo a gambe levate, anzi. Probabilmente funziona come quando un toro vede il drappo rosso. Punto l’obiettivo (non il torero, sia chiaro, bensì l’arrivo) e chi più ne ha più ne metta.
Tutte le cose meravigliose, accadono in modo inaspettato, e questa ne è la conferma. Inizialmente nella mia testa non avevo ben chiaro cosa dovessi fare esattamente, ma da buona kamikaze in erba ho ben pensato di lanciarmi nel vuoto.
Ed eccomi qui, ho a disposizione questo spazio, che da qui a breve si riempirà di parole, di foto, e soprattutto di musica. Perché la musica è ritmo, il ritmo dei passi, il ritmo del cuore che batte e che ci fa sentire vivi mentre corriamo.
In queste sei settimane vi accompagnerò (o voi accompagnerete me, a seconda dei punti di vista) attraverso i meandri del divertimento, della condivisione delle emozioni, e perché no? Anche del sudore e della fatica. Sì, perché siamo ragazze, ma non ci facciamo certo intimorire da due gocce di sudore. No? Beh, se state leggendo e vi siete iscritte alla We Own The Night di Milano probabilmente già la pensate come me. E se non lo avete ancora fatto…cosa aspettate???
Più siamo e più ci divertiamo!
Ma ora cambiamo decisamente registro. Questa sera durante il mio consueto allenamento non riuscivo a togliermi dalla mente le tragiche immagini di Boston cui tutti noi siamo stati costretti ad assistere. Sangue e terrore durante un evento che dovrebbe essere la culla della gioia e del raggiungimento del traguardo di molti runner. Correre una maratona. Non mi va di dilungarmi sulla vicenda, perchè non ci sono parole che possano descrivere tali accadimenti.
Solo una canzone mi frullava per la testa, una canzone di speranza, di serenità. Cantandola, sottovoce, dalle sperdute stradine del mio paese, forse inconsciamente speravo che potessero portare un po’ di sollievo oltreoceano.
Detto questo non posso fare altro che augurare a tutte voi, alle mie colleghe Storytellers e anche a me (perché un po’ di auto-incitamento non fa mai male!!), una buona corsa.