L’arrivo e la nuova partenza

Un anno fa quando ho iniziato a scrivere Indaflow – in contemporanea con l’inizio della preparazione del mio primo Ironman – cercavo di immaginare cosa mi attendesse ma quello che è capitato in queste 52 settimane di allenamento (e di vita) è andato ben oltre la più fervida fantasia.

Sei pronto a stravolgere la tua vita?

Certo con il susseguirsi delle stagioni, i cambiamenti nel paesaggio, nella luce e persino negli odori della terra mi sono trovato in situazioni mai vissute prima. Piegamenti sulle braccia al buio di una pista di atletica, sotto la pioggia battente nelle sere di novembre, 28 km di corsa dentro a una tempesta di neve un sabato pomeriggio di febbraio, un metro d’onda a maggio nella frazione nuoto del Challenge Rimini 70.3, un combinato bici corsa da 7 ore nella giornata più torrida dell’estate. Una sfida dietro l’altra, contro paure e dubbi di non essere all’altezza.

Eppure non è la durezza degli allenamenti ciò di cui mi ricorderò per sempre di questi 12 mesi. La cosa più importante (e sorprendente) è che questa esperienza ha influito sulla mia esistenza e su quella delle persone che mi stanno intorno, cambiando il modo con cui fino a ora mi ero relazionato agli altri, e facendomi per di più fare nuovi straordinari incontri che altrimenti non sarebbero mai avvenuti, di cui non sarò mai abbastanza grato.

Non è uno sport individuale

Se non avessi portato tutti a bordo con me, se tutti quanti non fossero stati coinvolti in questa avventura, se il suo senso non fosse stato condiviso, avrei dovuto desistere da un bel pezzo. Le cene nei giorni lavorativi non prima delle 22:00 per farmi nuotare in pace, i pranzi domenicali programmati in funzione di durata e tipologia delle uscite in bici, le serate con gli amici vincolate da necessità alimentari e orari di riposo, possono solo rendere in parte l’idea dello sforzo collettivo che ha richiesto a tutti arrivare a oggi, a poche ore da questa gara tanto sognata.

Gli sport di endurance sono tutt’altro che individuali, c’e bisogno di un team che ti sostenga, il più allargato possibile.

Non sono solo i muscoli a crescere

E poi c’è un altro capitolo fondamentale, quello che ha a che fare con ciò che abbiamo nella testa e non, come si potrebbe pensare, nelle gambe e nelle braccia. Che abbiate intenzione di iniziare a correre da zero con l’obiettivo di arrivare a 1 ora, o che – da runner esperti e veloci – vogliate passare ad avventure estreme come ultratrail o traversate del deserto preparatevi ad affrontare settimane in cui vi metterete in discussione, non come “atleti”, non solo, ma in quanto persone.

Imparerete a riflettere su quali sono davvero le priorità delle vostra vita, i valori su cui l’avete fondata e sui quali, almeno io, non avevo neanche mai ragionato veramente. Vedrete gli altri da una prospettiva nuova, più indulgente, e stando costantemente sotto giudizio smetterete di giudicare e giudicarvi o di confrontarvi con gli altri perché l’unico metro di giudizio possibile siamo noi stessi, un giorno dopo l’altro. Se vi siete presi sempre molto sul serio vi concederete più leggerezza e se siete sempre andati infelicemente alla ricerca della perfezione accetterete che non la si può raggiungere, che insomma possiamo solo serenamente impegnarci a essere il nostro meglio.

Il traguardo è una nuova linea di partenza

Non so cosa succederà in gara e non so quanto tempo ci impiegherò, darò retta agli amici che prima di me hanno sentito la mitica frase “you are an Ironman” tagliando il traguardo e cercherò di godermi ogni singolo metro della corsa, consapevole che ho fatto tutto quello che dovevo per onorare l’impegno e la fiducia di tutte le persone che mi sono state accanto. Volare fino in Florida ha comportato scelte che ho preso con il cuore e con l’istinto più che con la razionalità, di certo però so che non mi fermerò qui, comunque vada. Nuove avventure ci attendono perché la fine della storia si è riannodata alla sua origine: non smettere mai di fare grandi sogni.

(photocredits immagine principale: ©iStockphoto.com/7000)

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