Come è stato il tuo allenamento?

Come è stato il tuo allenamento?

Questa è la domanda che molte app che ti assistono nella corsa ti pongono quando hai finito di correre: come è andata? Contento? Non tanto? Hai fatto schifo? Hai battuto Linus?

A volte la risposta che ti propongono non basta: non ero contento, ero più… Oppure: non ho proprio fatto pena, però…

Oggi proponiamo ufficialmente ai produttori di app per il running questa nuova classificazione: il metodo IPRZA. Facilissimo da ricordare, poi. Cinque livelli per misurare soprattutto il proprio stato mentale durante e dopo l’allenamento.

Indietro nel tempo

Questo è capitato a tutti (se ti capita ancora spesso ehmm, insomma, non dovrebbe ma ti siamo amici e non te lo faremo capire): sono le prime volte che corri e parti baldanzoso/a percorrendo i primi 100 m. Pensavi peggio, ce la puoi fare. Acceleri quasi. Ma sì, spacco tutto. Al 102° metro non ne sei più sicurissimo. Al 105° ti fermi. Poi riprendi, che diamine. Al 189° ti fermi di nuovo. Arrivi dopo 4 ore circa al 1000° metro, e ci resti male che non ci sia Napolitano che ti nomina Cavaliere del Running (esisterà, no?). Perché indietro nel tempo? Perché se avessi camminato ci avresti messo di meno. Sei andato così lento che ancora un po’ di più e andavi indietro nel tempo.

Polleggiato

Esci e hai solo voglia di correre. Non ti frega di quanto ci metti e quanti km fai: corri e basta. Per molti versi questa è la modalità preferita da RunLovers: rilassata, per il puro gusto di correre. Ti muovi, probabilmente non migliorerai le tue prestazioni, ma vai all’essenza del correre: farlo per il gusto di farlo. Te la godi. Sei andato lento? Ecchissenefrega.

Rabbioso

Hai avuto una giornata difficile. Ti sei caricato/a come una molla. Per fortuna ora puoi correre. Ma quel “finalmente adesso corro” lo dici con un tono di voce un po’ troppo tirato. Ti vesti e scendi in strada. E non corri: esplodi. Oggi spacchi davvero tutto. Parti a razzo, al 130% del tuo normale ritmo. 1km così e i muscoli pompano di brutto. Ma già al 1200° metro qualcosa non va. Non ti senti più così energico e la rabbia sì, c’è ancora, ma per correre servono anche i muscoli e quelli li hai tirati troppo. Hai dosato malissimo le tue forze. Deceleri. Assumi un’andatura più tranquilla e inizi a pensare che sei stato stupido. Ti deprimi. Ti innervosisci. Peggio di prima. In quel momento il capoufficio che ti ha rotto le balle tutto il giorno ti supera e ti sibila “‘Sera”. Ma non hai più forze per rincorrerlo. Annuisci, saluti e ti accasci.

Zen

Ti stai preparando per una 21k. Una maratona. Un Ironman! Sei totalmente focalizzato su quello. Non parli che di quello. Non ti sopporta più nessuno e tutti ormai ti evitano. Perfetto: così puoi dedicarti solo ad allenarti. E lo fai con una dedizione che non pensavi possibile. Ma non devi sgarrare, MAI! Esci dall’ufficio e finalmente ti alleni (è il secondo allenamento, dopo i 18k di questa mattina alle 5:43).  Per farlo devi andare a casa. Si scatena un nubifragio. Un albero secolare ti cade a 28 mm dal cofano della macchina ma non te ne curi: esci, lo sposti (le endorfine, cosa non ti fanno fare!) e prosegui. Alle 18:11 sei pronto per fare i 12k di rifinitura. Gli orari con minuti dispari li hai scelti apposta: ti ricordano *precisamente* le imprecisioni della vita. Ovviamente li hai pianificati con cura. Sei imperturbabile. Preciso. Soddisfatto di te stesso. Focalizzato. Sei insopportabile.

Ad minchiam

Hai fatto la gara della tua vita e il coach ti ha detto che puoi prendertela comoda. Non vorrà mica dire che posso anche non allenarmi? Esatto: ti ha detto paternamente che puoi riposarti. Non starà mica scherzando? Io fermo? Io che non corro? Affronto! Oltraggio! Io devo correre. O coach: dammi il programma! Ormai sembri un tossico dallo spacciatore: dai fratello, è l’ultima, domani smetto. Quanti ne faccio? Dai dai dai. Sei dipendente dalla corsa ma soprattutto dai programmi: devi allenarti secondo uno schema perché tu sei preciso prima di tutto. E il tuo coach ti accontenta:
– Come ti devi allenare adesso? Ad minchiam.
– Cioè?
– Quanto vuoi, dove vuoi, alla velocità che vuoi.
– Cioè, ma quanto, i numeri, i chilometri, il ritmo! E le ripetute? Quante? Eh? Quante?
– …
– Coach? Mi sente? Coach? COACH?
– tututututu

E mai ti diede consiglio migliore, credici.

E tu? Come è stata la tua corsa oggi? Diccelo, dai!

 

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