Aggiustamenti in corsa

Schemi rigidi, che servono a raggiungere obiettivi, che in qualche caso diventano ossessioni. È una spirale abbastanza comune nei runner monomaniaco-competitivi, categoria nella quale ammetto di rientrare pure io (almeno fino a oggi), le cui nefaste conseguenze sono spesso infortuni fisici, over training, e persino depressione di fronte ad aspettative impossibili da realizzare.

Trova la tua strada ma sii pronto a cambiarla

Con l’iscrizione all’Ironman Florida sapevo che il viaggio in cui mi stavo imbarcando mi avrebbe cambiato ma non immaginavo così tanto e così rapidamente. Sì perché più ci penso e più me ne convinco: le grandi aspirazioni, i grandi sogni sono ciò che rende la vita degna di essere vissuta ma per raggiungerli non esiste una strada tracciata da seguire pedissequamente, né una regola uguale per tutti. In altri termini, le tabelle vanno bene come traccia iniziale ma dopo è consigliato ascoltare bene i segnali del nostro corpo e adeguare il lavoro di conseguenza.

Non è certo farina del mio sacco,  il merito di questa presa di coscienza è di molte persone a cominciare dal mio coach che nelle ultime 2 settimane mi ha bloccato, interrompendo la routine del mese di dicembre, e poi mi ha espressamente vietato, di iniziare la tabella di gennaio, che in teoria prevede anche 9 allenamenti a settimane (inserendo dei doppi, ovviamente). La ragione è che il lavoro intenso dell’autunno mi ha portato in forma troppo presto, andando avanti con quel ritmo sarei arrivato senza energie a maggio…proprio quando invece la stagione del triathlon incomincia.

Qualità, qualità, qualità

Al diavolo la programmazione dunque, volumi dimezzati, molto sonno e alimentazione curata sono i dogmi attorno ai quali gira la preparazione adesso. Questo però non significa vacanza, anzi. La scorsa settimana i tre allenamenti sono stati un test sui2 kma nuoto (finito in 40′, per la cronaca),80 kmdi vallonato in bici (con la crono, giusto per abituare anche spalla e braccia alla posizione da mantenere durante l’IM) e una mezza maratona da tirare a tutta, nella quale ho limato ancora qualcosina scendendo a un ritmo di 4’19/km. La cosa interessante in tutto ciò è che sono più rilassato, mi sento bene e corro più velocemente.

La trasformazione, lenta e costellata da battute di arresto ma altrettanto inesorabile, procede verso maggiore qualità dell’allenamento, a scapito della quantità, che alla fine dei conti si traduce in maggiore qualità di vita. In fondo l’unico vero obiettivo a cui dovremmo essere interessati. A proposito di corsa, è ormai tempo di pensare alla Roma Marathon. Il piano di lavoro è parecchio sperimentale e decisamente controcorrente: correrò poco ma veloce, continuerò a macinare vasche in piscina e consumare l’asfalto in bicicletta, aggiustando intensità e distanze giorno per giorno. È bello diventare ferro usando la flessibilità come principio guida, quanto di più lontano ci sia dall’ossessione per una tabella preconfezionata.

 

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