Destino vuole che l’altro giorno, mentre con la mano sinistra restituivo il DVD “Town of runners” la destra ne trascinava uno nuovo fuori dallo scaffale della mia videoteca preferita, qui a Notting Hill.
Sulla copertina il volto di Bikila. Il titolo dice: “The Athlete”. Mentre mi accingo a pagare il noleggio il mio ippocampo è già a casa sul divano che mi aspetta perché io schiacci play. Le aspettative (e le endorfine) sono alte.
Bikila, oltre che aver prestato involontariamente il suo nome ad un noto modello di scarpe five-fingers della Vibram, è anche uno dei più noti e storicamente celebrati maratoneti della storia.
Forse è ancor più noto per aver partecipato e vinto la maratona olimpica a Roma nel 1960, vittoria leggendaria poiché corse a piedi nudi.
Ci sono tutte le premesse per un film che è ben lontano dal voler essere un documentario. E’ la delusione arriva proprio sul fronte narrativo.
The Athlete, per la regia di Davey Frankel e Rasselas Lakew, si presenta come un accavallamento di fiction e spezzoni di filmati storici. Nonostante le numerose inquadrature accattivanti e ben eseguite, la trama narrativa è spesso interrotta da molti, forse troppi flashback. Il fim avrebbe potuto scegliere un passo progressivo, coerente (come una maratona) ed invece sceglie una serie costante di accelerazioni e pause narrative.
Quello che risulta più difficile perdonare è la mancata restituzione degli eventi e vicende che hanno fatto di Abebe Bikila una persona straordinaria ed un runner leggendario: il film chiude un occhio alla storia quando decide di far credere che un gruppo di animali in mezzo alla strada sia stata la causa del suo incidente a bordo del suo maggiolino. Peccato che Bikila sia stato vittima di questo incidente poiché finì in un fosso cercando di non investire un gruppo di studenti manifestanti durante i disordini del 1969 nei pressi di Addis.
E gli occhi dei registi si chiudono anche quando Bikila salvò la propria pelle grazie alla medaglia d’oro vinta Roma: nel dicembre 1960 le guardie del corpo dell’Imperatore etiope Haile Selassie tentarono un fallimentare colpo di stato. Le guardie, di cui Bikila faceva parte, furono presto giustiziate, con l’esclusione di Bikila, non solo perché non aveva attivamente preso parte agli eventi ma proprio grazie alla medaglia d’oro conquistata pochi mesi prima a Roma.
Altra mancanza grave è quella non di far piena luce sul motivo della corsa scalza di Abebe (uno dei motivi per cui ci spinge, sotto sotto, a noleggiare il film). Dal film sarà pressoché impossibile comprendere che il vero motivo fu quello che Bikila entrò a far parte degli atleti etiopi selezionati alle olimpiadi solo e letteralmente all’ultimo minuto: una volta arrivato a Roma lo sponsor delle scarpe da corsa (Adidas) lasciò a Bikila un solo modello, senza scelta di taglie. Poiché le scarpe calzavano troppo piccole Bikila scelse, ad un’ora prima della partenza, di correre scalzo. Tempo: 2:15:16.2, diventanto il primo atleta africano sub-sahariano a vincere un oro olimpico.
Nonostante il ritmo serrato e aritmico e le volute inesattezze storiche, il film muove e commuove, poiché racconta la storia eroica e tragica di un grandissimo atleta e della sua determinazione.
92 minuti dopo i quali, alla vostra prossima uscita, correrete, e chiudendo per un attimo gli occhi penserete ai vostri piedi battere il terreno, immaginando cosa sia correre scalzi per 42Km. E pensere per un attimo a Abebe.
[…] se non bastasse, Andrea Morgante è anche un runner, un amico di RunLovers (e che ha scritto più volte per noi), il fondatore e direttore di Shiro Studio, un osservatore che legge nella realtà il […]