In medio cushioning stat virtus

Il dibattito fra come si corre e con quale scarpa è meglio farlo è sempre più acceso da qualche anno a questa parte. Correre di avampiede o di tallone? Quale impostazione è più o meno dispendiosa dal punto di vista energetico? E quindi quale ci fa andare più veloce a parità di energia spesa? E soprattutto: qual è la scarpa migliore? Ammortizzata o barefoot?
Se ne è occupato il New York Times con un articolo di Gina Kolata basato su ricerche americane.
La prima che ha tentato di dare una risposta a ognuna di queste domande porta la firma di Iain Hunter della Brigham Young University.

Qual è il modo migliore di correre?

La miglior risposta a tutte le domande è “Dipende”. Dipende se sei un velocista o se corri le lunghe distanze. I velocisti corrono naturalmente di punta o avampiede perché riescono ad esprimere la più elevata velocità spostando in basso e in avanti il baricentro.
Infatti è su chi corre lunghe distanze (fino a 50k) che la ricerca si è concentrata. Fra questi si conta chi corre di avampiede e anche chi carica il tallone. Si noti che la ricerca è stata effettuata avendo come campione atleti professionisti della squadra di atletica leggera USA.
Quindi? Quindi viene fuori che non esiste un’impostazione migliore. Dipende da come uno si trova meglio. La cosa sicura è che se si cambia stile di corsa, lo sforzo per abituarvicisi si traduce in maggiore energia spesa.

E la scarpa migliore?

Anche qui dipende? Beh, non proprio. Un’altra ricerca, curata da Rodger Kram dell’Università del Colorado, ha appurato che dal punto di vista biomeccanico non è vero che le scarpe (o la corsa proprio) barefoot siano meno dispendiose, permettendo quindi di utilizzare l’energia risparmiata per correre più veloci.
La critica che viene mossa normalmente alle scarpe molto ammortizzate è che il cushioning – al di là dell’impostazione sbagliata cui costringerebbe il runner, secondo alcuni – “imprigiona” energia cinetica, non scaricandola a terra. E sprecandola, quindi. Come al solito, la virtù sta nel mezzo: né in una scarpa eccessivamente ammortizzata, né in una affatto ammortizzata (o addirittura a piede nudo). Chi correva con scarpe ammortizzate impiegava infatti il 3-4% di energia in meno per esprimere le stesse velocità.

10 is the magic number.

Ho letto con interesse questa ricerca perché ha confermato una sensazione molto precisa che ho ormai da mesi (e dopo aver provato una gamma molto ampia di scarpe, dalle A0/Barefoot, alle A3): l’impostazione di corsa ha un’importanza fondamentale (personalmente io corro di avampiede), ma l’ammortizzazione (cushioning) – mettila come vuoi – è meglio.
Avere una scarpa “comoda”, senza essere “troppo comoda” è meglio e non contrasta con un’impostazione da Corsa Naturale, ma la completa e la rende più piacevole.
Ok, ma che spessore serve?
Giusto: 10 millimetri.
Dieci millimetri sono lo spessore ideale per correre bene, e soprattutto comodamente.

PS: una critica (che condivido) sollevata da RunBlogger riguarda il fatto che queste ricerche si concentrino troppo sull’aspetto energetico, come se fosse l’unico parametro per giudicare un’impostazione o un’altra. Trascurando quindi che esiste un modo di correre più efficiente, ma non necessariamente più corretto, in riferimento agli infortuni che notoriamente affliggono molti runner.

 

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