Roma, laghetto dell’EUR, ore 9 di domenica 26 febbraio 2012. Sono appena entrato nelle griglie di partenza della Roma/Ostia. Di nuovo.
21Km e 97 metri, da Roma alla Rotonda sul mare di Ostia lungo la Cristoforo Colombo.
Esattamente un anno fa questa è stata la mia prima mezza maratona. Corsa con l’ansia del debuttante e la paura di non arrivare al traguardo. Correvo da meno di un anno, avevo partecipato a qualche gara di 10km, ma non avevo mai superato la barriera fisica e psicologica dei 20km.
L’anno scorso sono arrivato al traguardo della Roma/Ostia in un’ora e 47 minuti, tirato dai talloni di un compagno di avventura che ho fissato per tutti gli ultimi 3 km, in assoluto silenzio e cercando di non ascoltare tutti i segnali di dolore e cedimento fisico che arrivavano dalle mie terminazioni nervose.
Oggi invece non ho paura di non arrivare al traguardo. So – salvo infortuni – di potercela fare benissimo: ho già corso una maratona a Venezia lo scorso ottobre e gli allenamenti che sto seguendo da dicembre per la prossima maratona di Roma mi hanno portato a fare una media di 18km ad uscita per tre volte a settimana, oltre a due lunghi da 30 e 34 km.
Il timore, se proprio vogliamo definirlo così, è semmai quello di non riuscire ad eguagliare il tempo dell’anno scorso; di essermi concentrato troppo sulla resistenza nelle distanze e di aver trascurato la velocità. Ma tutto sommato posso dirmi abbastanza sereno.
Certo, la tensione pre-gara c’è come sempre. Gli acciacchi dei runners si enfatizzano. C’è chi dice che farà una pessima prova perché la notte prima ha avuto 38 di febbre; chi lamenta dolori al ginocchio per i quali teme di doversi fermare prima del traguardo. Chi dando la colpa alla peperonata della sera prima sta in fila da venti minuti davanti ai bagni chimici. I runners in questi casi sono peggio dei pescatori, fidatevi.
Si chiacchiera in allegria cercando di smorzare l’attenzione. Poi, ecco lo sparo. Sono partiti i top-runners. Bellissimi da guardare mentre corrono e irraggiungibili per noi esseri umani. Sono gli eletti che finiranno la gara in un’ora scarsa. Quelli che quando arriverò io al traguardo saranno già docciati, premiati e probabilmente già seduti al ristorante.
Io parto 20 minuti dopo, con la seconda onda. La Roma/Ostia, infatti, è la mezza maratona più partecipata d’Italia e quest’anno alla partenza siamo più di 13000, così, per evitare che qualcuno venga calpestato, si parte ad onde scaglionate di 10 minuti ciascuna.
Mi avvio praticamente camminando fino alla linea di partenza, la supero, faccio partire il Garmin e inizio a far girare le gambe: si parte, direzione… Roma!
Esatto, direzione Roma! Dall’anno scorso la partenza avviene in senso opposto rispetto ad Ostia e i primi 3km si corrono all’interno di Roma, tra le strade dell’EUR.
Completo i primi 5km in 24 minuti. Sto andando troppo veloce: questo è un ritmo che terrei in una gara di 10km, non in una mezza maratona e probabilmente finirò col pagarne le conseguenze più avanti! Dove diamine ho lasciato la prudenza che mi ero imposto questa mattina??
Al sesto km c’è il primo ristoro. Bevi, Paolo! Mi dico: bevi qualcosa, perchè poi ti attende la salita!
La famigerata salita del campeggio è il tratto più temuto da tutti i partecipanti della Roma/Ostia. Diffidate da chiunque vi dica che questa è una gara in discesa. Semplicemente, non è vero! L’equivoco nasce dalla considerazione che Roma è in collina e Ostia sul mare. In teoria il ragionamento potrebbe anche filare se non fosse che, per qualche sadico motivo, mentre il terreno ai lati della strada declina dolcemente verso il mare, la Colombo procede alternando tratti in dolce discesa a drammatiche salite. E quella del campeggio è la peggiore: 2km di assoluta sofferenza. Non saprei dirvi l’esatta pendenza, ma vi posso assicurare che è bestiale e soprattutto sembra non finire mai.
Il kilometro più lento lo corro proprio lì, in 5’e 40”. Per fortuna poche centinaia di metri dopo c’è il secondo ristoro. Arrivo di corsa, rallento giusto il tempo di afferrare al volo un paio di bicchieri d’acqua. La stanchezza comincia a farsi sentire. Una vocina dentro di me mi dice di rallentare: mica ti pagano per correre, in fondo! Non devi dimostrare nulla a nessuno… poi succede l’inaspettato: dietro di me arrivano i pacers dell’ora e 45′. Per chi non lo sapesse, i pacers sono dei runners che, con un palloncino o una bandierina attaccata alla schiena in cui riportano il tempo che impiegheranno a concludere la gara, forniscono un aiuto e un sostegno a tutti coloro che vogliono provare a correrla entro un tempo che si sono prefissato.
Quelli dell’ora e 45 minuti ero sicuro che fossero ben davanti a me, e invece scopro di averli alle spalle. “Vuoi vedere che finisce che chiudo la Roma/Ostia in un’ora e tre quarti e faccio il mio personale in mezza maratona?” Sento arrivare la botta di adrenalina, le gambe si fanno meno pesanti, strappo il tappo del carbogel, lo butto giù insieme all’ultimo goccio d’acqua e ci provo…
Dietro ai pacers se ne vanno il 12°, il 13° e il 14° km, tosti e in leggera salita. Poi finalmente si scende. Dal 15° al 18° km la colombo declina dolcemente verso il mare; busto in avanti, braccia morbide sui fianchi, recupero un po’ di fiato senza smettere di spingere e di stare attaccato ai pacers come un koala alla pianta di eucalipto.
Vorrei ricordarmi di non fare leggerezze e di non esagerare. La gara non è finita: mancano ancora 3 km. I più duri!
E infatti, al 18° km, mentre la strada torna ad essere in salita (e lo sarà fino a 500 metri dalla fine), le gambe iniziano a far male a causa dell’acido lattico. Sento i piedi pesanti, le falcate diminuiscono. Vedo i pacers allontanarsi da me di almeno un centinaio di metri. La testa mi dice di rallentare un poco, almeno per un kilometro. E così durante il 19° km perdo una decina di secondi.
Poi però le settimane di duro allenamento cominciano a dare i frutti. Non ho il cardio, ma nonostante la fatica, sento i battiti rallentare. Respiro meglio e la consapevolezza di essere entrato negli ultimi due km riesce quasi a farmi dimenticare la stanchezza.
Inizio a spingere. Passo la bandiera del 20° km, alzo lo sguardo e vedo davanti a me il cavalcavia della rotonda sul mare di Ostia: un brevissimo saliscendi, in cima al quale finalmente mi godo per un istante l’emozionante spettacolo del mare.
Dai che ci siamo! Nella foga nemmeno mi sono reso conto di aver ripreso e superato i pacers dell’ora e 45. Ora sono alle mie spalle. Continuo a spingere. Accelero ancora. Mancano 400 metri. “Vai, vai, vai, che è finita!” E’ il grido della gente ai lati della strada. Che bella la partecipazione di pubblico che ha questa gara!
300 metri di lungomare. 200 metri… 100… ecco l’arco gonfiabile del traguardo… buttando fuori tutto il fiato che mi è rimasto dentro tento un ultimo allungo… e finalmente è finita!
Allargo le braccia mentre supero il traguardo sperando in una foto ricordo che ovviamente nessun fotografo ufficiale si è ricordato di farmi.
Quest’anno ho fermato il cronometro a un’ora, 44 minuti e 11 secondi. Nuovo record personale in mezza maratona… stamattina prima della partenza non ci avrei mai creduto, ma adesso vi assicuro che nonostante i crampi, il cuore che a momenti scoppiava, le lacrime per la fatica e i piedi che adesso urlano vendetta ad ogni passo, sto rosicando per questi 11 secondi di troppo.
Questa edizione della Roma-Ostia l’ha vinta un kenyota, Limo Philemon Kimeli, in 59 minuti e 32 secondi. Nuovo record italiano, mi sembra. Il prossimo appuntamento è per il 24 febbraio del 2013… amici di Runlovers.it iniziate a prepararvi…. per quella data vi voglio numerosi alla partenza, al laghetto dell’EUR.
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Questo post mi ha dato una spinta incredibile! L’avevo già letto in realtà, ma questa volta – forse perché sto prendendo il running più seriamente – è stata diversa. Corro due o tre volte, la long run in genere la faccio tra gli 8 e i 10 km, ho 21 anni e sento di poter dare molto di più. Un giorno vorrei correre la 20k o la mezza maratona, e anche se sento che ci vorrà ancora un po’, forse finalmente quel giorno si sta avvicinando. Grazie. PS: Mi stanno per arrivare le LunarGlide 4+, magari daranno una mano :P