Bianca, come la settimana appena trascorsa. Un manto infinito che a strati ha coperto ogni piccolo angolo della mia città, rendendo inutile ogni colpo di badile. Tu spalavi e lei ricadeva inesorabile. E’ andato avanti per tutta la settimana questo gioco sadico. Ha vinto lei alla fine, la neve. Tutti in casa. Sono tornato indietro di anni, quando le giornate trascorrevano infinite tra le quattro mura domestiche.
Bianca, come la mia agenda. Rimasta immacolata per tutta la settimana. Gli appuntamenti annullati, gli impegni cancellati, e la vita sospesa.
Bianca, come la mia settimana di runner. Non ho percorso neanche un metro con le scarpette ai piedi. Quando era il momento, andavo al balcone, uscivo e guardavo le strade. Non c’era neanche un percorso pulito. Centimetri e centimetri di neve hanno ricoperto tutto. Il freddo è stato incredibile. Così richiudevo il balcone e tornavo in casa. E ora? Mi dicevo. Ora la corsa la devo sostituire con qualcosa di utile al mio allenamento. Non sono un infoiato di forma fisica, ma dopo tre settimane di movimento il mio corpo reclamava spazio.
Dunque che fare. Esercizi, tanti tanti esercizi a corpo libero. Due piccoli pesi, comprati chissà quando e chissà dove, sono diventati i miei migliori amici. Spenta la tv, e lanciato uno sguardo cattivo al divano, ho fatto tutto. Ho iniziato ad allenare la parte alta del corpo. Braccia, torace, spalle e addominali, e poi tanta pala fino a sentire le braccia cadere. Poi son passato alle gambe. Qui ho fatto maggiormente steatching, e l’unico sforzo concesso sono state le scale – abito al quarto piano – due volte al giorno. Finito l’allenamento giornaliero, dalla finestra vedevo tanta neve e poi alcuni puntini colorati muoversi. C’erano runners che correvano. Ma come fanno? Eppure erano lì a sgambettare e respirare quell’aria. Da qualche parte ho letto che a livello respiratorio l’aria più fredda irrita le mucose, e fintanto che si tiene un’andatura blanda, come nel caso della corsa lenta, il suo flusso non è particolarmente forzato. L’aria che entra nei polmoni ha modo di riscaldarsi, soprattutto quando si inspira con il naso, ma questo tipo di respirazione è praticabile solamente quando si corre piano. Già dal ritmo della corsa media, e via via fino alle andature delle ripetute veloci, gli effetti dell’aria fredda sono maggiormente percepibili, con bruciori lungo tutta la trachea e fino ai polmoni. Se lo sforzo è appunto intenso, la necessità di ossigeno è elevata e di conseguenza gli atti respiratori sono più frequenti ed intensi.
I muscoli, pur essendo riscaldati dal calore metabolico, tendono a raffreddarsi in fretta, soprattutto se si corre in pantaloncini. Lo stesso vale per le articolazioni, con i legamenti ed i tendini che difficilmente riescono a raggiungere la temperatura ottimale per rispondere alle sollecitazioni della corsa veloce.
La minor efficienza nel rendimento fisico si traduce con un rallentamento forzato del ritmo di corsa, mediamente anche di 10 secondi al chilometro. L’evidenza del disagio del corpo a lavorare con le basse temperature è riscontrabile anche dalla difficoltà del cuore a raggiungere il normale limite di lavoro. La frequenza cardiaca sotto sforzo è inferiore, infatti, mediamente di 5 battiti al minuto. Oltre al minor rendimento fisico, il freddo è “pericoloso” perché può determinare facilmente degli infortuni a causa dei muscoli più rigidi, e quindi meno propensi a contrastare movimenti improvvisi come lo scivolamento causato dal terreno ghiacciato, o viscido.
Bianca come la prossima settimana tutta da riempire. Un nuovo inizio, senza alcun programma preciso, riprenderò a correre e, poi, appena in grado, mi riallineerò al programma facile facile per chi vuole iniziare.