Tanta strada da fare

Quando hai un lungo viaggio da fare e devi farlo sulle tue gambe, la distanza spaventa. Non prendiamoci in giro: chi ti dice “sono focalizzato tutto il tempo”, ti sta raccontando una sciocchezza. Perché, nel profondo, c’è sempre un momento in cui ti viene – anche solo per un istante – da chiederti se abbia senso sovvertire “lo stato attuale delle cose”.

In fondo procedere è proprio questo: non fermarti mai in un punto ma andare avanti, cambiando il punto di vista. Anche quando arrivi. Perché, se ci pensi, siamo una continua evoluzione fino al momento della morte. Ma tralasciamo argomenti macabri perché non è questo che voglio condividere con te oggi.

Io mi ripeto sempre che ogni goccia di sudore mi porta un po’ più vicino all’obbiettivo ma c’è un momento, sempre quello, che mi fa essere titubante. Ed è il momento di “cambio di stato” che coincide con il cambio di vestiti. Quando devo indossare il completo da corsa o quello da ciclismo, oppure salire in macchina per andare in piscina. Il “primo passo” insomma.

Nel mio stato ci sto comodo, mi sento a mio agio e mi chiedo perché dovrei mai crearmi volontariamente una situazione di disagio. Non è sempre così ovviamente: ci sono giorni – tanti, fortunatamente – in cui ho voglia di allenarmi, di infilare le cuffie e entrare nel mio personalissimo “castello mentale” per un’ora o due.

Secondo me, fare i conti con questa forma di “pigrizia”, ammetterla, significa essere onesti con noi stessi e rende ancora più bello combatterla e vincerla.

Se invece cedi e perdi una battaglia, non è un dramma. Personalmente mi sento in colpa (ma io, sui sensi di colpa, potrei pure scrivere una bibbia) e mi fa sentire a disagio. Proprio questo stato d’animo però mi spinge a non “cedere” la volta successiva. Perché è un viaggio e una sosta in autogrill per un caffè ci sta sempre ma poi bisogna ripartire.

Onestamente più che una preparazione atletica, i miei allenamenti mi stanno facendo conoscere meglio me stesso. Non sono migliore, non sono peggiore, semplicemente sono più consapevole. Perché è un viaggio verso una condizione atletica, verso una gara, ma mi rendo sempre più conto che è un viaggio dentro di me. E, in questo caso, fermarmi sarebbe decisamente un peccato.

Mi spiace se in questo post pensavi di trovare consigli, informazioni, trucchetti per allenarti meglio e invece ti sei beccato una bella confessione. Però credo che nello sport, come nella vita, sia importante ammettere che nessuno di noi “sa tutto”, nessuno di noi può “giudicare”, nessuno di noi è “perfetto”. Siamo solo degli esseri imperfetti che viaggiano verso un obiettivo e, come dicono gli americani, a volte shit happens.

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8 Commenti

  1. La penso anche io come te Big. È vero che non sono un atleta professionista ed è vero che ho iniziato da poco ma mi ritrovo in tutto quello che hai scritto. A volte quando torno a casa e fuori c’è la nebbia e le temperature sono così rigide che già mettere il naso fuori meritrebbe una medaglia, si affaccia in me lo spettro della pigrizia e se cedo mi sento in colpa fino a quando il giorno dopo , cascasse il mondo, mi metto le scarpe e via nella nebbia, sotto la pioggia o qualsiasi sia il clima. Cosi mi prendo la mia rivincita contro la pigrizia perchè oltre gli obiettivi che mi propongo mi piace tanto il sapore della sfida fra me e la mia pigrizia.

    • Sono contento che condividiamo lo stesso pensiero. Nemmeno io sono un atleta professionista e non c’entra nulla se hai iniziato da poco o da tanto. Credo che il centro della questione sia la consapevolezza. E non è affatto scontato che chi va forte o è un professionista ce l’abbia. ;)

  2. Bellissime riflessioni e…hai pure il coraggio di scrivere che non è un trucchetto per allenarsi meglio. Grande Big ;-)

    • In realtà hai ragione e non me n’ero nemmeno accorto: potrebbe essere un consiglio su come allenarsi meglio. Però volevo dare la mia personale opinione, senza pretendere di “sapere come si fa”. Ma credo si sia capito. ;)

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